iPad: la recensione

La prova su strada del tablet Apple in versione Wi-Fi, dopo alcuni giorni di utilizzo.

Sono in possesso da circa una settimana di un iPad Wi-Fi da 16Gb, ed in questi giorni posso dire di averlo testato a fondo in tutti gli ambiti che mi interessavano. Questa recensione vuole essere il più possibile obiettiva, mettendo in evidenza pregi e difetti: se avete domande o curiosità i commenti sono a vostra disposizione.

Unboxing e configurazione

La Apple ha ridotto al minimo il contenuto della scatola: oltre all’iPad, c’è solo l’alimentatore e qualche foglio illustrativo. Nessun manuale. Appena acceso il tablet, appare l’indicazione di collegarlo ad iTunes per la prima sincronizzazione: collegato al computer in pochi minuti sono riuscito a riversare all’interno tutti i contenuti e le applicazioni che mi interessavano e che avevo già scaricato per iPhone.

Prime impressioni: ottima velocità

Una delle cose che mi hanno più impressionato è stata la velocità di risposta. Abituato ai tempi dell’iPhone 3G (che ha poco meno di 2 anni), sono rimasto stupito vedendo aprirsi in pochi istanti le stesse applicazioni che sullo smartphone impiegano vari secondi. Il processore A4 fa il suo dovere, e fino ad ora non ho trovato app che riuscissero a metterlo in difficoltà.

Il tempo di risposta alle varie interazioni con lo schermo è eccellente: inutile negarlo, è uno dei vantaggi principali dell’interfaccia realizzata da Apple. Avere un feedback immediato su un touchscreen è fondamentale.

Navigazione in rete

L’iPad si comporta bene navigando in rete: sembra una cosa da poco, ma poter scorrere un sito web usando le proprie mani invece che un mouse dà una sensazione completamente diversa, molto più naturale.

Il caricamento delle pagine via Wi-Fi non mi ha mai dato problemi con una normale linea a 8Mb (circa 6Mb effettivi in download). Non posso dire come si comporti in questo senso l’iPad con connessione 3G, ma facendo le dovute proporzioni con l’iPhone, l’apertura delle pagine sarà sicuramente più lenta quando non si usa la connessione wireless.

L’assenza di Flash

Che problemi mi ha dato il mancato supporto di Flash? Fino ad ora mi sono trovato bloccato in un caso, aprendo un sito di un hotel realizzato interamente in flash e senza versione HTML alternativa. Sorvolando il discorso accessibilità, è stata l’unica situazione in cui ho dovuto ricorrere ad un altro computer.

E’ anche vero che non mi interessano i giochi in Flash e navigo molto spesso per siti informativi dove il testo è prevalente. La mancanza per me non è grave, ma ero ben consapevole di questo al momento dell’acquisto: ovviamente ognuno dovrà fare le sue considerazioni in base all’utilizzo che fa della rete.

Rendering dei siti

Ho rivolto particolare attenzione al rendering dei siti su iPad, argomento che mi interessa direttamente. Tenendo il dispositivo orizzontale, i testi sono quasi sempre leggibili senza bisogno di zoom, a seconda delle dimensioni del font utilizzato. I siti con la classica larghezza di 960-980px non presentano quindi grandi problemi.

Per gli sviluppatori: non ritengo necessario realizzare una versione apposita per iPad di un sito, a meno che non ci siano particolari esigenze. Un esempio potrebbe essere un sito in Flash, con contenuti multimediali che potrebbero essere forniti in HTML5, ma in quel caso invece di realizzare una versione alternativa per il tablet Apple la cosa migliore sarebbe rifare il sito originale in maniera più accessibile.

E’ comunque da considerare con attenzione la dimensioni di elementi come link e pulsanti. Sullo schermo dell’iPad (1024x768px) alcuni oggetti potrebbero apparire troppo piccoli. E’ una cosa che potrebbe mettere in difficoltà alcuni utenti, obbligando a zoomare la pagina prima di premere un pulsante.

Una cosa fastidiosa, che sarà sicuramente risolta con il tempo ma che crea problemi in questo primo periodo di entrata sul mercato dell’iPad, è che molti siti lo riconoscono come un iPhone caricando la versione mobile. Succede anche su questo sito utilizzando il plugin MobilePress: è fastidioso, perché l’iPad ha a tutti gli effetti uno schermo di dimensioni normali, e non c’è motivo di trattarlo al pari di un palmare o di uno smartphone.

Disponibilità di applicazioni

In questi giorni l’App Store sta iniziando a popolarsi di applicazioni per iPad: è normale che siano ancora una minoranza, ma è logico aspettarsi già dalle prossime settimane un buon numero di nuovi programmi. Ce ne sono di gratuite, ma i prezzi medi sono più alti di quelle per iPhone.

Tra quelle che ho potuto provare mi limito a segnalarne un paio:

Dropbox: è eccellente, gratuita, permette di scaricare sull’iPad i file preferiti per quando non si ha la connessione a disposizione e consente di aprire i formati supportati anche con applicazioni esterne (ad esempio i pdf con GoodReader). In pratica avrete accesso in qualsiasi momento ai file che già condividete tra vari computer grazie a Dropbox.

Keynote (iWork): provata per la prima volta in un Apple Store, ho creato una presentazione di 4-5 slide in 2 minuti. Unita ad un eventuale adattatore VGA per collegarsi ad un proiettore esterno, rende l’iPad un ottimo strumento per realizzare delle slide.

Per quanto riguarda iBooks, trovate un discorso a parte più avanti.

Uso delle applicazioni per iPhone

E’ possibile usare le applicazioni per iPhone senza problemi, l’unica differenza è la risoluzione. Portando la visualizzazione a tutto schermo, il risultato è ovviamente sgranato e per me poco soddisfacente: può essere una soluzione di ripiego nel caso di alcune App insostituibili, ma ben presto vi ritroverete a cercare delle alternative apposite per iPad.

Non è solo un discorso di qualità della grafica, ma anche di interfaccia: lo spazio a disposizione sul tablet è inevitabilmente maggiore, per questo motivo utilizzare le applicazioni per iPhone è spesso limitante. Inoltre alcune non permettono di seguire l’orientamento del dispositivo in tutti e quattro i versi, ma ne hanno uno fisso (capita spesso con i giochi).

iPad come e-book reader e iBooks

Ho iniziato a leggere un e-book da qualche giorno e la prima impressione è stata positiva. I libri in formato ePub possono essere importati su iTunes e da lì sincronizzati con l’iPad. Leggere sul tablet fino ad ora non mi ha dato problemi, anche perché è possibile regolare facilmente contrasto, dimensioni e tipo di font (Palatino di default). E’ possibile che per periodi di lettura lunghi lo schermo affatichi comunque la vista: ancora non mi è capitato, ma non escludo che possa succedere dopo alcune ore.

Questa è la cruciale differenza con il Kindle di Amazon, che nasce apposta per un unico scopo e si comporta egregiamente usando l’e-ink. Se avete bisogno semplicemente di un e-book reader, l’iPad non è la scelta migliore, perché consente di fare anche molto altro. Se però siete interessati a leggere dei fumetti, il discorso si fa già più interessante, perché la resa dei colori su schermo è eccellente.

Tastiera virtuale

Inutile negarlo, la tastiera virtuale è scomoda rispetto all’alternativa fisica. Non è difficile da utilizzare con un po’ di attenzione, ma è sicuramente meglio connettere l’iPad ad una tastiera “reale” se si ha intenzione di utilizzarlo per scrivere lunghi testi.

Tenetelo presente anche in base all’uso che ne potreste fare: non ci sono problemi per scrivere l’indirizzo di un sito web, inserire una e-mail, o fare delle brevi chat, ma in altre situazioni potreste trovarla scomoda.

Io mi sto abituando gradualmente, ma la cosa più difficile è trovare una posizione ideale in cui scrivere. Utilizzando il case originale Apple come supporto per tenere l’iPad inclinato non è un gran problema, a patto di essere seduti ad un tavolo o comunque con una superficie di appoggio.

Wi-Fi o 3G?

Dopo aver utilizzato per diversi giorni il modello Wi-Fi, continuo ad essere convinto che l’uso principale dell’iPad sia quello casalingo. Sinceramente non vedo l’utilità dell’acquisto del modello 3G, soprattutto considerando anche la spesa di un abbonamento telefonico aggiuntivo: la soluzione più accessibile al momento è quella di 3 Italia, ma i problemi di copertura continuano a lasciarmi dubbioso.

L’iPad è un dispositivo comunque ingombrante, non può essere portato in tasca e sicuramente non lo tirerete fuori per fare un check-in su Foursquare o per aggiornare il vostro status su Twitter quando siete per strada. In questi casi uno smartphone resta la soluzione ideale.

La versione 3G può avere senso se viaggiate molto e lo schermo del cellulare vi sta stretto per navigare su internet, ma per vedere un film o presentare delle slide la connessione è inutile.

Conclusioni

Non è passato un tempo sufficiente per poter dare giudizi definitivi, ma fino ad ora sono decisamente soddisfatto dell’acquisto. Non c’è un solo modo per utilizzare l’iPad, ma ogni giorno scopro nuove possibilità e mi vengono in mente soluzioni a cui non avevo pensato prima.

Le limitazioni della chiusura del sistema Apple si avvertono solo se avete esigenze tali da non poter tollerare alcuni limiti. Lato hardware, l’unica cosa che avrei trovato comoda sarebbe stato un lettore di memory card integrato, invece di averlo come accessorio esterno.

Sono comunque pronto ad aggiornare questo articolo in futuro, in caso cambiassi opinione su uno dei punti elencati.

Se avete delle curiosità riguardo all’iPad, volete chiedermi qualcosa sul suo funzionamento o siete incuriositi da alcune applicazioni dell’App Store, scrivetemi nei commenti e risponderò a tutte le richieste.

WordCamp 2010: Milano e Catania

Due appuntamenti italiani dedicati a Wordpress: è arrivato anche il WordCamp Catania.

Anche quest’anno non manca l’appuntamento con il WordCamp italiano, barCamp dedicato a WordPress. Le novità questa volta sono importanti, perché oltre al tradizionale incontro a Milano (21-22 Maggio 2010), ci sarà anche un WordCamp a Catania il 18 Giugno.

Al momento gli interventi proposti sono diversi, ed il numero dei partecipanti continua a crescere. Potete trovare tutte le informazioni sui siti dedicati:

Io sarò presente a Catania, approfittando dell’occasione per godermi un po’ di vacanze in Sicilia nei giorni successivi all’evento. Non so ancora se parteciperò con un intervento (potrei raccontare qualcosa su GdR Players…), ma sarà comunque una bella opportunità per conoscere altre persone interessate all’argomento.

Se siete interessati a partecipare, registratevi sul sito del WordCamp che vi interessa. Ci vediamo a Catania!

WordPress 3.0: menu personalizzati

La nuova funzione wp_nav_menu di Wordpress 3.0, tra drag & drop e menu su misura.

Una delle funzioni più interessanti del prossimo WordPress 3.0 permette di creare menu di navigazione personalizzati direttamente dal pannello di amministrazione.

E’ possibile infatti creare dei menu contenenti contemporaneamente:

  • pagine
  • categorie
  • link diretti ad url specifiche

Questa novità facilita le possibilità di personalizzazione: non è più necessario nemmeno modificare nel template funzioni come wp_list_pages() o wp_page_menu, alle quali andavano passate come parametri le pagine da escludere.

I menu personalizzati sono gestiti in maniera simile alle widget: si selezionano le pagine e con il drag & drop è possibile ordinarle anche su sottolivelli. Il problema più grave di questo metodo riguarda l’accessibilità: non c’è stato alcun miglioramento dalle versioni precedenti di WordPress. E’ infatti impossibile ordinare gli elementi senza usare il mouse.

Rendere compatibile un tema con i menu personalizzati

E’ possibile adattare un tema esistente con i nuovi custom menu senza troppe difficoltà. E’ stata infatti introdotta una nuova funzione, che inserisce automaticamente sul sito il primo menu personalizzato che viene creato:

<?php wp_nav_menu(); ?>

Trovate la documentazione relativa ed i parametri opzionali in questa pagina del Codex. L’unica cosa necessaria da sapere è che se non è stato creato nessun menu personalizzato, la funzione wp_nav_menu va in fallback direttamente su wp_page_menu, di cui avevo già parlato in passato. Questo garantisce sempre la presenza di un menu di navigazione, permettendo agli utenti con esigenze particolari di poterlo personalizzare.

Aggiornamento: in attesa dell’uscita della versione ufficiale, potete scaricare la beta 2 di WordPress 3.0 dal blog.

IA Summit 2010, il resoconto

Le mie impressioni sul quarto summit italiano di Architettura dell’Informazione, a Pisa.

Reduce da due giorni trascorsi a Pisa per il quarto summit italiano di Architettura dell’Informazione, mi sembra giusto tirare le somme e fare un resoconto dell’evento.

Gli ospiti internazionali

La prima cosa che ho pensato tornando a casa, è stata che le presenze internazionali sono un grande valore aggiunto per eventi come questo. Ascoltare il talk di apertura di Jason Hobbs sull’importanza dell’Architettura dell’Informazione (ma soprattutto del gettare le basi di una scienza comune a cui fare riferimento) è stato illuminante. Trovate la sua presentazione (con alcune differenze) su SlideShare: “The door, the wind, the bird and the valise”, ed il video che appare nella slide 15 è questo:

Notevole anche il keynote conclusivo di Andrew Hinton: un lungo intervento su IA ed organizzazione delle informazioni, passando da D&D e Quake (!) al web design. Tanto materiale su cui riflettere, presentato in maniera eccellente: è apparso evidente come certi personaggi siano abituati a stare sul palco parlando di questi argomenti.

Gli interventi italiani

Gli ospiti stranieri di cui ho parlato valevano da soli il viaggio, ma sono stato contento di ascoltare anche altri talk interessanti: sicuramente quello di Federico Fasce, che aspettavo con curiosità e che non ha deluso le aspettative, ma anche un bell’intervento di Cristiano Rastelli sull’esperienza utente nei quotidiani online, con replica in sala di un rappresentante del gruppo dell’Espresso/Repubblica.

Ci sono state alcune note stonate, interventi troppo autoreferenziali o poco in tema con il summit, ma sono state poche eccezioni che non hanno abbassato di troppo la qualità media dell’evento.

Quando possibile cerco sempre di non mancare ad appuntamenti come questo: sono un’ottima occasione per discutere con altri lavoratori del settore, fare nuove conoscenze, e trovare spunti interessanti nei talk presentati. Mi rendo conto di averlo già scritto altre volte parlando di eventi simili e barcamp, ma non posso fare a meno di ripetermi. Partecipare a questi incontri permette di allargare i propri orizzonti, assorbendo quante più informazioni possibili. Il guadagno può essere sia culturale che interpersonale, ed ha poca importanza quale sia dei due l’aspetto prevalente, perché il bilancio sarà comunque positivo.

Alberto Mucignat ha raccolto in un video alcuni pareri sull’evento:

CSS import ed i tempi di caricamento

Conseguenze dei metodi di inclusione dei CSS in una pagina web, ed i soliti problemi con Internet Explorer.

I fogli di stile possono essere inclusi in una pagina web usando principalmente due metodi: link e @import. L’obiettivo di questo post è analizzare le conseguenze dell’utilizzo delle due tecniche.

Il risultato in sintesi? Non usare il CSS @import per migliorare la velocità delle pagine ed evitare problemi con Internet Explorer.

Nonostante infatti possano sembrare differenti solo semanticamente, in realtà usare link o @import cambia considerevolmente i tempi di caricamento di una pagina. La scoperta è stata pubblicata qualche tempo fa sul blog di Steve Souders, un dipendente Google che si occupa di web performance e open source.

Metodi di inclusione CSS

Link multipli

Il metodo più diffuso, che non crea problemi, è il seguente:

<link rel="stylesheet" type="text/css" href="style1.css" />
<link rel="stylesheet" type="text/css" href="style2.css" />

Guardando i tempi di caricamento, è possibile notare come i CSS vengano letti in parallelo su tutti i browser:

La prima breve barra dall’alto corrisponde al documento HTML, le altre due sono i CSS che vengono caricati simultaneamente.

Link e @import

I problemi arrivano quando insieme ad un CSS incluso con link, viene usato @import:

<link rel="stylesheet" type="text/css" href="style1.css" />
<style type="text/css">
@import url("style2.css");
</style>

In questo caso, su Internet Explorer (tutte le versioni, IE8 compreso), il CSS incluso con @import viene caricato solo dopo aver completato il primo file. Questo allunga considerevolmente i tempi di caricamento della pagina:

Lo stesso succede quando il secondo foglio di stile viene importato all’interno del primo:

<link rel="stylesheet" type="text/css" href="style1.css" />

e all’interno di style1.css:

@import url("style2.css");

In questo caso però il caricamento in sequenza succede su tutti i browser.

CSS @import multipli

Gli esempi mostrati dovrebbero già bastare per preferire l’inclusione dei CSS utilizzando solo link, ma c’è un altro caso interessante: quello con @import multipli.

Su tutti i browser diversi da IE, questa tecnica non presenta problemi, e funziona in maniera analoga alla prima mostrata (link multipli). I guai arrivano proprio su Explorer, dove gli elementi vengono caricati in maniera del tutto casuale, senza rispettare l’ordine dichiarato.

Prendendo infatti un esempio con i seguenti file, tra cui un JavaScript:

<style type="text/css">
@import url("style1.css");
@import url("style2.css");
@import url("style3.css");
@import url("style4.css");
@import url("style5.css");
@import url("style6.css");
</style>
<script type="text/javascript" src="script.js"></script>

Il grafico risultante è questo, dove la seconda barra corrisponde al file .js:

Il file script.js viene caricato senza rispettare l’ordine dichiarato, e questo potrebbe portare a problemi di rendering della pagina. Il problema in questione si verifica su tutte le versione di Internet Explorer.

È bene che casi come quelli elencati siano noti, perché potrebbe essere veramente difficile indagare sui problemi di una pagina web dove gli elementi vengono caricati senza rispettare le precedenze.

In molti casi le pagine web hanno elementi più pesanti dei CSS (immagini, framework JavaScript), ma se volete ottimizzare il vostro sito tenete presente anche queste indicazioni. Non è un mistero che Google abbia iniziato a considerare anche la velocità di caricamento tra i parametri del suo algoritmo: anche la soluzione scelta per importare CSS è un fattore da valutare.

State of Web Development 2010

Le risposte al sondaggio 2010 di Web Directions, rivolto agli sviluppatori del web.

Sono stati pubblicati i risultati del secondo sondaggio di Web Directions, rivolto a chi lavora e sviluppa sul web. Le risposte di più di 1000 partecipanti delineano in maniera sufficientemente chiara un quadro aggiornato sulla situazione.

Tenendo presente che a rispondere non sono utenti comuni, ma superutenti, questi sono i dati più rilevanti:

  • Mozilla Firefox è ancora il browser più utilizzato per sviluppare, mentre Google Chrome sale al terzo posto subito dopo Safari
  • Internet Explorer 8 è la versione di Explorer più diffusa per la navigazione di tutti i giorni
  • La percentuale di sviluppatori che controllano i propri lavori su IE6 è calata dal 2008 al 2010 (da 78.44% a 59.7%)
  • Più della metà degli intervistati utilizza Mac OS X
  • JQuery è il framework JavaScript in assoluto più utilizzato, e la sua diffusione è in continuo aumento
  • I CSS 3 sono utilizzati anche solo sperimentalmente dal 45% degli intervistati
  • Mobile Safari è in assoluto il browser mobile più usato, e quello su cui vengono fatti più test in ambito mobile

Trovate i risultati del sondaggio, anche in versione pdf, sul sito ufficiale: The State of Web Development 2010.

Background accessibili per Twitter

Inserire informazioni testuali in un’immagine è davvero la cosa migliore da fare?

Per chi utilizza Twitter, personalizzare la propria pagina è un ottimo modo per distinguersi dalla massa, ma ultimamente si sta diffondendo una pratica che più di una volta mi ha lasciato perplesso: l’inserimento di informazioni testuali all’interno dell’immagine di sfondo.

Gli esempi sono numerosi, basta dare un’occhiata a siti come Twitter Background Gallery: sono tanti i profili dove oltre ad un’immagine di sfondo vengono inseriti link a siti web ed altre informazioni non presenti sulla propria homepage di Twitter. Se da un lato la soluzione può essere considerata come un metodo intelligente per aggirare un limite, dall’altro non vengono considerati tutti gli utenti che non hanno la possibilità di accedere a determinate informazioni.

Mi riferisco prima di tutto agli utenti non vedenti: sono tanti ad usare Twitter, perché proprio per le sue caratteristiche di social network ridotto ai minimi termini si presta bene a determinate esigenze. Può infatti essere utilizzato in modo efficace anche tramite screen reader, potendo contare su progetti come Accessible Twitter.

Prendendo alcuni profili come esempio, si trovano numerosi account italiani e stranieri ricchi di informazioni inaccessibili nell’immagine di background.

Un esempio è la pagina di @robingood, che sulla sinistra mostra i link ai vari social network su cui è presente. L’unica informazione disponibile anche in formato testuale, è il sito principale.

La stessa cosa succede in account come quello ufficiale di @TomTom, l’azienda produttrice di navigatori satellitari. Nella pagina in questione l’errore è banale: è stato inserito nell’immagine un testo che sarebbe potuto essere replicato facilmente nella sezione “Bio”, attualmente quasi vuota.

Un altro fattore da considerare è quello della risoluzione del monitor: certi sfondi sono illeggibili anche a risoluzioni come 1280×1024 pixel. In questi casi le informazioni non solo sono inaccessibili per i non vedenti, ma anche per tutti gli utenti con un monitor nella media (o con un netbook).

Quali sono i criteri da seguire?

La pratica migliore è quella più semplice: utilizzare immagini di sfondo a scopo decorativo, aggiungendo solo le informazioni che sono già disponibili in formato testuale nella pagina. La soluzione è l’inserimento del proprio logo e dell’indirizzo del  sito web, che dovrà comunque essere presente nel box “nativo” di twitter. E’ possibile sfruttare anche il testo inserito nella sezione “Bio”, come fa Stuart Robertson: nel suo sfondo replica in maniera più elegante gli stessi testi già accessibili in formato testo.

Del resto lo dicono anche le WCAG:

Linea guida 1.1 Alternative testuali: Fornire alternative testuali per qualsiasi contenuto non di testo in modo che questo possa essere trasformato in altre forme fruibili secondo le necessità degli utenti come stampa a caratteri ingranditi, Braille, sintesi vocale, simboli o un linguaggio più semplice.

Per avere qualche altro esempio pratico, è sufficiente dare un’occhiata ai profili dei professionisti più famosi sul web, nell’ambito del web design. Veerle Pieters ha un’immagine di sfondo che riprende i colori del suo blog personale, e Jeffrey Zeldman fa altrettanto, così come Clearleft e Larissa Meek. Johnathan Snook utilizza il proprio logo, e usa il background esclusivamente come decorazione.

Se decidete di personalizzare il vostro sfondo di Twitter, cercate di farlo con cognizione di causa. La tentazione di inserire numerose informazioni è grande, ma non è detto che sia una pratica utile, e che qualcuno effettivamente utilizzi queste indicazioni. E’ da evitare soprattutto l’inserimento di elementi dall’apparenza simile a pulsanti e link: il visitatore potrebbe provare ad interagire con questi testi, scoprendo successivamente che sono solo immagini.

Queste indicazioni potrebbero sembrare esagerate, ma si tratta di avere coerenza e lavorare con criterio. Se vi preoccupate dell’accessibilità dei siti web che realizzate, è bene che utilizziate gli stessi parametri anche nella personalizzazione del profilo su Twitter.

Vuoi seguirmi su Twitter?

Il mio profilo è @tomstardust

Personalizzare i font con Typekit

Poche righe di JavaScript sono sufficienti per personalizzare il proprio sito usando font alternativi.

Da diverso tempo sto sperimentando l’uso di Typekit, un servizio che permette di utilizzare font diversi dai soliti noti (Arial, Verdana, Georgia…) in modo compatibile con tutti i principali browser. Il funzionamento è semplice e si basa su font-face e JavaScript, eliminando il problema relativo ai copyright dei font che sono interamente ospitati sui server di Typekit.

I risultati del test

Sono molto soddisfatto dei risultati ottenuti sul mio blog personale, dove sto effettuando le prove. La configurazione è semplice, e l’account trial gratuito permette di fare test senza problemi, mettendo a disposizione più di un centinaio di font (sono oltre 400 negli account a pagamento). La libreria disponibile tra l’altro cresce nel tempo, perché ne vengono progressivamente aggiunti sempre di nuovi.

Quali sono i possibili svantaggi da considerare? Sicuramente il peso della pagina, che a seconda del font scelto cambia notevolmente. Utilizzando il font Droid Serif, nelle sue forme Regular e Italic, ho una pagina che pesa ben 79kb in più del normale. Le cose potrebbero cambiare senza usare il corsivo, ma è necessario comunque fare attenzione a dettagli come questo. Il peso dei font aggiuntivi è comunque sempre visibile nel pannello di amministrazione di Typekit, non è quindi un dettaglio nascosto, da calcolare autonomamente.

Prima di scegliere un font inoltre è bene verificarne l’aspetto sui vari browser: non sempre il rendering è ottimale, soprattutto su Internet Explorer.

Questi però non sono problemi relativi a Typekit, ma fattori da considerare quando si usano font alternativi. L’unico limite del servizio, con l’account trial, è l’inserimento di un piccolo badge in basso a destra sul sito, e la banda mensile di 5Gb per i font.

Scegliere Typekit o usare i CSS?

L’alternativa CSS-only è sempre praticabile: ne avevo parlato nel 2008 quando solo Safari supportava certe proprietà e adesso potrebbe essere la soluzione ideale. Il problema però è l’esistenza di un copyright su quasi tutti i font, spesso anche quelli gratuiti, che non sempre possono essere utilizzati liberamente.

Un altro limite della soluzione autonoma è dato dalle solite differenze tra browser. Firefox supporta Web Open Font Format e TrueType, Safari e Chrome supportano solo TrueType, Explorer supporta EOT, mentre Safari Mobile (iPhone e iPad) usano SVG. Un grande caos, che obbliga lo sviluppatore a includere un font in tutti questi formati per avere risultati coerenti.

Per questo motivo soluzioni come Typekit sono l’ideale: certo, c’è da considerare una minima spesa aggiuntiva se non si vuole usare l’account gratuito con i relativi limiti, ma i vantaggi esistono.

Ci sono anche altre soluzioni alternative, come Typotheque (che concede licenze anche per la stampa) e Kernest, ma non le ho provate personalmente. Ve le segnalo se siete interessati a sperimentare, in attesa di altri servizi come Fontdeck.

Quattro anni di TomStardust.com

Il quarto compleanno di questo sito: alcune cifre e programmi per il futuro.

Questo sito oggi compie quattro anni: sono contento di poterlo annunciare, visto che il progetto continua a procedere per la sua strada e riesco sempre a ritagliarmi il tempo necessario per seguirlo. E’ stato un anno complicato, con l’avvio di nuovi progetti ed alcuni periodi con pochi post mensili, ma la voglia di continuare non manca mai, anzi.

Sono convinto che non sia il numero di articoli settimanali a fare la differenza: certo è bene avere un impegno costante, ma se progetti come questo diventassero solo un obbligo, sarebbe inutile continuare a portarli avanti.

Le cifre

Parlando di numeri, anche quest’anno la crescita continua con buoni risultati:

  • 292 articoli
  • 2747 commenti
  • circa 1300 iscritti al Feed RSS (ma ci sono anche 290 follower di FriendFeed che “gonfiano” il numero)

Ha ancora senso parlare di PageRank per misurare il successo di un sito? Dubito, perché ormai questo parametro ha perso sempre più importanza, così come il numero di pagine visitate. Sono valori che vengono ancora presi in considerazione perchè c’è sempre bisogno di qualcosa di tangibile (soprattutto ai fini pubblicitari), ma sono altre le cose che danno soddisfazione, come vedere un post condiviso spontaneamente su Twitter, o citato su un altro blog.

Il futuro

A proposito di social network: hanno davvero decretato la morte dei blog? Per chi li usava come diario personale e scriveva occasionalmente, sicuramente sì. Per i blog come questo invece, Facebook e Twitter sono un ottimo strumento per ampliare le discussioni ed avere maggiori feedback, ma non potrebbero mai sostituirlo.

Per il futuro quindi continuerò a scrivere come ho sempre fatto, cercando nuovi spunti di discussione ed evitando di vivere di rendita sulle cifre di questi anni trascorsi. Non esiste un vero traguardo, ma i margini di miglioramento ci sono sempre, ed ho anche diversi cambiamenti in programma per continuare ad offrire qualcosa di interessante.

Una delle prime cose che modificherò saranno le sezioni del menu di navigazione principale, che sono le prime ad avere bisogno di una riorganizzazione. Alcune pagine sono ormai obsolete e poco utili, e potrebbero benissimo lasciare il posto ad elementi più interessanti.

Se avete suggerimenti e volete darmi dei consigli, fatelo senza problemi nei commenti o tramite la pagina contatti: sono pronto ad accogliere qualsiasi idea che possa migliorare questo sito.

[Foto: smkybear]

IA Summit 2010 a Pisa

A Pisa il quarto meeting italiano sull’architettura dell’informazione.

Anche quest’anno segnalo un importante appuntamento: l’IA Summit 2010, meeting sull’architettura dell’informazione, che si terrà a Pisa il 7 e l’8 maggio.

E’ una delle rare occasioni italiane per partecipare ad un evento importante, fare nuove conoscenze, ed assistere ad interventi di ospiti italiani ed internazionali. L’appuntamento è ancora più interessante se considerate che è totalmente gratuito: l’unico obbligo è quello di registrarsi perchè i posti sono limitati.

Cos’è l’architettura dell’informazione?

Riporto direttamente dal sito ufficiale:

L’Architettura dell’informazione (AI) è un sapere emergente che si occupa di:

  • classificare, organizzare, strutturare informazioni online con metodologie, tecniche e competenze specifiche
  • progettare in modo strutturale i contenuti per renderli facilmente accessibili e trovabili dagli utenti
  • definire percorsi di navigazione semplici, intuitivi e personalizzabili
  • progettare e semplificare le azioni ed i compiti che gli utenti intendono compiere su un sito per raggiungere i propri obiettivi e bisogni informativi.

Più che una disciplina sé stante la AI è piuttosto un sapere di confine che intrattiene rapporti con molte altre discipline vecchie e nuove: architettura, biblioteconomia, linguistica, scienze cognitive, dell’informazione…

Io quest’anno finalmente riuscirò ad esserci: sarò sicuramente presente l’8 maggio (sabato), mentre per il venerdì ho ancora qualche riserva in entrambe le giornate. Se verrete anche voi fatemelo sapere, è sempre un piacere incontrarsi e fare nuove conoscenze!