E’ possibile leggere nel dettaglio il testo originale della legge, ma per chi come me non conoscesse la lingua, su Quirksmode ne viene fatta una discreta analisi (in inglese).
Adesso tutti i siti governativi olandesi dovranno seguire 125 linee guida, che prendono spunto dalle direttive del W3C ma vanno anche oltre.
Tra i punti degni di nota, troviamo che ogni sito dovrà avere:
- codice HTML 4.01 o XHTML 1.0
- separazione tra codice e presentazione, con HTML semantico e CSS
- un attributo alt significativo per ogni immagine presente
- una via alternativa per raggiungere tutti i contenuti, ad esempio quando Javascript è disabilitato
L’elenco come potete immaginare continua, e queste sono tutte raccomandazioni ben conosciute da chi sviluppa per il web seguendo le direttive del W3C. In certi casi però, come appunto nei siti delle amministrazioni, è bene che ci sia una legge a tutelare gli utenti.
Il vero passo avanti comunque ci sarà solamente quando anche le grandi aziende, come minimo, saranno obbligate a seguire le stesse regole nei loro siti. Per il momento la strada è ancora lunga, e i problemi continuano ad esistere.
Da notare che non mi sto riferendo all’accessibilità come il semplice controllo sul codice di un sito, il discorso va ben oltre. Ad un utente non vedente interesserà ben poco sapere che l’HTML è a posto se poi non riuscirà a navigare una pagina con un lettore di schermo.
Sono stati fatti dei progressi negli ultimi anni, anche in Italia, ma adesso è necessario insistere senza mai pensare di essere arrivati alla meta.
Io sono del tutto d’accordo con la necessità di portare i siti verso l’accessibilità. Soprattutto il discorso vale per i siti nuovi: se li si deve creare da zero, tanto vale crearli accessibili e adeguati agli standard del w3c. Per quelli vecchi adeguarsi è spesso un guaio maggiore di quanto possa sembrare (io mi ci sto scontrando da parecchio), per via dello stratificarsi di errori e codice obsoleto.
Ho però qualche perplessità sul metodo. Se va bene imporre alle pubbliche amministrazioni gli standard (intanto queste si rivolgono a società esterne per la realizzazione dei siti) ho qualche dubbio per i privati.
Io, pur essendo un sostenitore dell’accessibilità (ci mancherebbe altro:) credo che per quanto riguarda i siti “privati” non si può fare una legge che obblighi loro l’accessibilità, anche perchè la differenza sostanziale con le istituzioni è che i privati hanno molti molti meno soldi degli enti pubblici… e come sappiamo l’accessibilità ha un costo di progettazione molto elevato.
Poi, chiaramente, i siti di privati che saranno accessibili saranno sicuramente premiati per il loro impegno, quindi l’interesse è anche dell’azienda!