La frase del titolo è stata il mio primo pensiero dopo aver letto l’articolo di Jeff Croft: “Has accessibility been taken too far?”.
L’articolo in questione risale a qualche settimana fa, ed è un’aspra critica all’accessibilità del web, che ha scatenato una vera e propria diatriba sul suo omonimo blog. A questo intervento ne è seguito un secondo dove sono state fatte alcune precisazioni e correzioni, e potete trovarlo qui.
Riassumendo i tratti salienti dell’articolo, l’autore pur dichiarando la legittimità degli standard web e l’importanza delle linee guida per l’accessibilità, sostiene che spesso non valga la pena lavorare per rendere un sito veramente accessibile a tutti, soprattutto per i costi di un processo del genere. Oltre a questo, porta l’esempio della carta stampata dove sono numerosi i casi di testi illeggibili, troppo piccoli o dal contrasto insufficiente, per far capire come non sempre sia necessario preoccuparsi di certe tematiche.
Cercherò di replicare in maniera concisa, pur avendo molto da dire a riguardo, perchè un argomento simile è di fondamentale importanza per quello che sarà internet nel prossimo futuro e oltre.
Il web non è un giornale
Questo concetto è fin troppo semplice da capire, ma a quanto pare non tutti sono d’accordo. Jeff Croft ha portato l’esempio della carta stampata per trovare una semplice metafora a sostegno della sua teoria, ma è impensabile paragonare internet e le pagine web al mondo cartaceo.
Non è solo una questione di costi
E’ impossibile limitare l’accessibilità ad una questione di costi, è proprio per questo che in molti paesi sono state fatte leggi a riguardo per obbligare la realizzazione di siti accessibili. In Italia ne è un chiaro esempio la legge Stanca per i siti delle pubbliche amministrazioni. Un buon designer dovrebbe tenere conto delle linee guida, così come un buon architetto deve eliminare le barriere architettoniche dai suoi progetti.
Non è l’utente a doversi adattare
Al contrario di quello che molti possono pensare, sono i web designer che devono adattarsi alle esigenze degli utenti, e non viceversa, ovviamente nei limiti del possibile. E’ impensabile obbligare un utente a doversi scaricare un altro browser, o a cambiare sistema operativo, o installare un particolare software come un ingranditore di schermo.
Può esserci un consiglio o un suggerimento su come sfruttare al meglio lo strumento posseduto (che sia il PC o lo stesso browser) ma non un obbligo, perchè una scelta del genere significa perdere definitivamente un utente e spesso provocare il disappunto di chi comunque frequenta il sito e non ha problemi di accessibilità.
I punti elencati fin qui portano ad un’ulteriore riflessione. Il web designer, in tutte le sue molteplici varianti, è un professionista così come può esserlo un medico. Se un chirurgo perdesse sul tavolo della sala operatoria anche solo l’1% dei suoi pazienti, non potrebbe far finta di niente o dire che è una minoranza di casi.
Ognuno è libero di scegliere la propria strada, ma in questo momento se si sceglie di sviluppare sul web è necessario considerare il rispetto di determinati requisiti, soprattutto se si desidera dare un futuro alla propria professione. Puntare il dito contro degli ipotetici zeloti dell’accessibilità non serve a nessuno, ed è un bene che esistano gruppi come il WaSP che la pensino così.
concordo pienamente sull’ultima parte… siti k impediscono l’accesso a browser differenti da quello da loro sopportato rendono la navigazione alquanto fastidiosa… soprattutto x l’impossibilità di reperire certe informazioni e non è possibile che l’utente debba cambiare il proprio software x un singolo sito o gruppo d siti… mentre consentire una visibilità minima, magari nn perfetta a tutti i browser credo sia un obiettivo fondamentale… ciao