Classi HTML: buone pratiche ed errori comuni

Google pubblica l’analisi di un miliardo di pagine web: le classi HTML più usate mostrano dati interessanti ed errori da evitare.

Esistono numerosi studi sulle pratiche più diffuse nel web design, ma spesso queste analisi vengono effettuate su un campione ristretto, non attendibile. Google ha pubblicato uno studio che fa luce su alcuni aspetti: pur non essendo troppo approfondito, può contare su un campione di più di un miliardo di pagine web. Abbastanza per fermarsi ad osservare i dati provando a trarne qualche conclusione.

Tra gli argomenti dello studio voglio considerare soprattutto le classi HTML, per capire anche quante speranze esistano di avvicinarsi alla nascita di un web semantico.

I risultati dello studio di Google sulle classi HTML

Prima di tutto, è necessario analizzare un aspetto: la maggior parte delle pagine web non utilizza alcuna classe. E’ un dato che potrebbe sorprendere, ma ricordate che stiamo parlando di una rete dove regnano ancora incontrastate le pagine con codice non valido, generate da software inefficaci, dove le tabelle vengono usate ancora per il layout.

La classifica delle classi più utilizzate è la seguente:

  1. footer
  2. menu
  3. title
  4. small
  5. text
  6. content
  7. header
  8. nav
  9. copyright
  10. button
  11. main
  12. search
  13. msonormal
  14. date
  15. smalltext
  16. body
  17. style1
  18. top
  19. white
  20. link

Alcune sono comuni, come header e footer, l’utilizzo di altre invece è totalmente errato.

Gli errori più comuni

Tra le classi di questa top 20, sono senza dubbio da evitare tutte quelle con un nome senza significato come msonormal o style1. Tra l’altro MsoNormal è una classe generata da Office esportando un documento come pagina web. Il fatto che sia presente tra le più utilizzate è indicativo della qualità media della rete e di come vengano realizzati molti siti: che sia un problema irrisolvibile?

Sono poi usate in maniera sbagliata le classi con un nome collegato all’aspetto presentazionale, come white.

Una guida da seguire

Se avete dubbi su come scrivere il codice HTML, utilizzando ID e classi nel modo corretto, trovate alcune indicazioni utili in un articolo che ho pubblicato qualche mese fa: “Guida all’utilizzo di ID e classi nel codice HTML”. L’argomento è sempre valido, per questo ci tengo a segnalarlo.

Il codice dovrebbe essere scritto sempre in maniera comprensibile, trovando il giusto equilibrio tra sintesi e leggibilità, senza dimenticare di usare nomi legati alla funzione di un elemento e non al suo aspetto.

Nel caso aveste delle aggiunte da segnalare o qualche suggerimento da farmi, lasciateli come sempre nei commenti e provvederò ad integrare la guida: il vostro contributo è sempre prezioso.

Google Chrome OS: nuovi scenari per l’usabilità dei sistemi operativi

Google si prepara a lanciare il suo sistema operativo web based: cosa aspettarsi?

Google Logo

L’annuncio di Google ha fatto il giro della rete: nel 2010 vedremo la nascita di un nuovo sistema operativo, che prenderà il nome da Chrome.

C’era già il sospetto che il browser di Google potesse essere solo un primo passo per arrivare a qualcosa di più importante, ed infatti le previsioni si sono rivelate fondate. Per i dettagli vi rimando all’annuncio sul blog ufficiale, che ha un passaggio interessante:

People want to get to their email instantly, without wasting time waiting for their computers to boot and browsers to start up. They want their computers to always run as fast as when they first bought them. They want their data to be accessible to them wherever they are and not have to worry about losing their computer or forgetting to back up files. Even more importantly, they don’t want to spend hours configuring their computers to work with every new piece of hardware, or have to worry about constant software updates.

Sarà proprio l’usabilità del nuovo Google OS a decretarne l’eventuale successo, la stessa citata in questo estratto: gli utenti vogliono computer veloci, che non impieghino troppo tempo ad avviarsi, con la possibilità di accedere ai propri dati ovunque, senza bisogno di eseguire dei backup.

Un sistema operativo usabile

Queste caratteristiche saranno possibili solo se Chrome OS sarà un sistema operativo ridotto al minimo essenziale, con un cuore web based. Inevitabilmente tutto girerà intorno alle applicazioni web di Google: Gmail, Calendar, Docs, Reader, YouTube, Maps… l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Se da un lato questa scelta porta dei vantaggi, in un paese come l’Italia dove la connessione non arriva ovunque ed il wi-fi è spesso una chimera per problemi burocratici, potrebbe esserci qualche problema di troppo. Non sono ostacoli insormontabili, ma è ovvio che lo scenario americano è ben diverso, e Google mira prima di tutto a quel mondo. La società di Mountain View ha già sviluppato un sistema operativo come Android, ma questo pur rimanendo open-source sarà un OS rivolto prima di tutto ai netbook, che solo successivamente potrebbe vedere una propria applicazione sui sistemi desktop. Per come è stato presentato lo vedo comunque un passo più lontano, perchè le esigenze dell’utente casalingo sono diverse da quelle di chi è in movimento.

Parlando anche di backup, sarebbe bello se con la nascita di Chrome Os venisse lanciato un servizio di storage online made in Google, magari efficiente come Dropbox ma con più spazio a disposizione. Non so però quanto un’ipotesi del genere possa essere verosimile: se Google avesse voluto aprire un servizio del genere l’avrebbe fatto già da tempo, considerando che Gmail mette già a disposizione diversi Gb.

A questo punto non resta che attendere entro fine anno il rilascio del codice del nuovo sistema operativo per saperne di più. Per noi consumatori l’entrata di un nuovo concorrente sul mercato può significare solo grandi vantaggi: se Chrome OS avrà successo, sarà dovuto al mantenimento delle promesse fatte da Google ed al supporto dei produttori di netbook.

HTC Dream e HTC Magic in Italia

Arrivano in Italia i nuovi smartphone HTC con Android, il sistema operativo di Google. Cosa cambia rispetto all’iPhone?

E’ sbarcato in Italia HTC Dream, il primo telefono con Android, il sistema operativo di Google di cui si parla da tempo, ma che non è stato ancora capace di conquistare una buona fetta di mercato in America.

Incuriosito dalla novità, ho voluto esaminare le caratteristiche tecniche di questo telefonino e del prossimo HTC Magic, che uscirà ad Aprile il 5 Maggio. Mi interessava soprattutto sapere le differenze con l’iPhone, il principale rivale del settore.

HTC Dream

HTC Dream
In Italia sarà l’HTC Dream ad aprire la strada ad Android: sarà venduto senza vincoli da Tim a 429€, un prezzo decisamente più alto rispetto a quanto ci si aspettava. Qualcuno parlava addirittura di prezzi intorno ai 100-200€: era un’utopia.

E’ lo smartphone di HTC munito di tastiera, che però mostra un design massiccio e più ingombrante rispetto all’iPhone.

HTC Magic

HTC Magic

Ad Aprile Il 5 Maggio sarà la volta di HTC Magic, la vera novità. Senza tastiera fisica, mostra un design più elegante, sarà venduto in bianco e nero (ricorda niente?) a 449€ sia da Vodafone che da Tim.

Il confronto con iPhone

Quello che interessa di più è l’analisi delle differenze con lo smartphone Apple, il vero rivale.

Software

I modelli HTC hanno inevitabilmente la meglio dal punto di vista dell’apertura a software di terze parti: usando Android, sarà molto più facile installare qualsiasi cosa su questi telefonini. Su iPhone o si passa attraverso l’App Store o si esegue il jailbreak invalidando la garanzia, non ci sono altre vie.

Tastiera fisica

Se siete amanti della tastiera, il Dream è l’unico che la possiede, ma è importante fare alcune considerazioni sull’ergonomia. Presenta infatti alcuni problemi di maneggevolezza, dovuti alla sporgenza sulla destra del telefonino con la trackball ed i tasti di navigazione. Non è raro trovarsi a sfiorare la trackball o un tasto scrivendo sulla tastiera. Considerando che con l’iPhone OS 3.0 che sarà rilasciato a Giugno, la tastiera virtuale sarà sempre disponibile anche in modalità ingrandita ruotando il telefono, la scelta è da valutare con attenzione.

Touchscreen

E per quanto riguarda il touchscreen? Una cosa importante da sottolineare è che entrambi gli HTC hanno uno schermo capacitivo, come quello dell’iPhone: sensibile allo sfioramento con le dita e non alla pressione, cosa che sui sistemi con Windows Mobile o sui più recenti Nokia (ad esempio il 5800 Xpress Music) farà dannare più di un utente. L’esperienza d’uso di uno schermo simile è sicuramente migliore: personalmente non comprerei mai un telefono con touchscreen resistivo a meno di non preferire il pennino come strumento di input.

Parlando di multitouch c’è un’altra nota importante da considerare: è presente solo su iPhone e non sui due HTC. Una mancanza non da poco. La prima cosa che mi è venuta in mente è la scrittura sulla tastiera virtuale dell’HTC Magic: non sarà possibile premere due lettere in sequenza veloce.

La batteria

La batteria dell’iPhone può essere sostituita solo portandolo in assistenza, quello degli HTC è intercambiabile: un punto a favore per questi ultimi. Per quanto riguarda la durata però, non aspettatevi miracoli, anzi. La durata dichiarata dell’HTC Magic in standby è addirittura inferiore a quella dell’iPhone: difficilmente arriverà a due giorni di autonomia: la possibilità di avere più applicazioni in background si fa sentire in questo senso.

Esperienza d’uso

Il vero vantaggio dell’iPhone è il sistema operativo: è su questo campo che avviene il vero scontro con i telefonini con Android. Il successo di un dispositivo viene decretato dalla sua facilità d’uso e dalla velocità di risposta, e probabilmente sarà l’HTC Magic il rivale più agguerrito.

A seguire potete vedere un video tour di questo smartphone, dove si nota l’ottima velocità di risposta oltre all’integrazione ben realizzata con tutti i servizi Google, da YouTube a Google Maps:

Aggiornamento del 25 Marzo 2009: è stato pubblicata un’altra videorecensione dell’HTC Magic molto interessante. Bello anche il confronto con l’iPhone l’iPod Touch, che risulta di dimensioni simili anche se ovviamente più sottile: la velocità di risposta sembra comunque eccellente. Ecco il video:

Conclusioni

La scelta, considerando che il prezzo non è così differente tra i vari dispositivi, dipende dalle vostre preferenze. Fondamentale documentarsi, provare i dispositivi e capire quale risponde alle vostre esigenze: è inutile comprare un iPhone per l’estetica se pensate di non riuscire a scrivere con una tastiera virtuale, in quel caso molto meglio l’HTC Dream.

Cercate di scoprire tutte le piccole differenze che possono interessarvi, senza dare per scontato che gli smartphone Android siano meno “chiusi”. Un esempio? Le cuffie dell’HTC Magic usano un connettore proprietario, quindi niente jack standard da 3,5mm per i vostri auricolari preferiti.

Google Chrome: le statistiche aggiornate

Dopo il clamore del lancio, il browser di Google si assesta su una quota globale pari all’1%, con risultati migliori sui siti tecnici.

Che Google Chrome non potesse mantenere i numeri dei giorni successivi al lancio era una certezza. Il browser è stato installato e messo alla prova da numerosi utenti, che sono in gran parte tornati alle proprie abitudini.

Dopo circa 20 giorni dalla sua nascita (avvenuta il 3 Settembre), è però interessante fare qualche analisi per verificarne la diffusione.

Relativamente a questo blog, che non ha i grandi numeri dei portali più famosi e viene visitato soprattutto da utenti tecnici, questi sono i dati:

  • il 3 Settembre, giorno del lancio, Chrome ha raggiunto quota 14,27%
  • dopo i primi due giorni, tra il 5 ed il 23 Settembre, la media è scesa al 5,67%
  • tra il 3 ed il 23 Settembre la media è del 6,44%

Complessivamente i numeri si allineano con quelli di Techcrunch, altro sito tecnico ma dalle visite ben superiori, le cui proporzioni restano però simili. Il 4 Settembre infatti ha dichiarato che Chrome sul proprio sito era a quota 6,23%.

Ed i siti rivolti ad utenti meno tecnici? Per un quadro più generale ci sono le statistiche pubblicate dal blog di StatCounter, che si basano su 450 milioni di pageviews realizzate tra l’1 e l’11 Settembre. Google Chrome globalmente non ha mai superato l’1,18%, per assestarsi intorno all’1% dopo i primi giorni.

E’ ancora presto per dire se le cifre siano stabili, probabilmente ci sarà bisogno di qualche altro mese di attesa. Difficile comunque capire se l’ascesa di Chrome abbia sottratto utenti a Firefox o ad Explorer: non c’è una tendenza chiara a riguardo.

Se state utilizzando il browser targato Google, raccontate la vostra esperienza nei commenti. Io lo uso esclusivamente per GMail vista la velocità di apertura delle pagine, e continuo a preferirgli Firefox per tutti gli strumenti ed estensioni che offre.

Aggiornamento: proprio oggi NetApplications ha rilasciato i dati relativi alla settimana appena trascorsa. In un panorama di 2 milioni di siti web, Chrome risulta sceso allo 0,77% di media, indicando che i numeri del browser di Google sono ancora in calo.

Google Chrome: novità e lati oscuri

Alla scoperta del nuovo browser di Google: è una vera rivoluzione? Analisi del software e dei suoi problemi.

La notizia è ormai nota, Google in pochi giorni ha deciso di lanciarsi nel mondo dei browser web con la sua creatura: Chrome. In questo momento il software è anche pubblicizzato sulla stessa homepage del motore di ricerca, che sicuramente frutterà numerosi download.

Ho effettuato alcuni test, e posso dire con cognizione di causa che Google Chrome mi ha decisamente stupito. Mi aspettavo un prodotto spartano, ancora instabile e non all’altezza della concorrenza, ma i fatti mi hanno smentito clamorosamente.

Velocità

Fin dalle prime pagine aperte, vi renderete conto che la velocità del browser di Google è incredibile. Il motore javascript è stato realizzato da zero, ed i risultati si vedono.

Pseudotecnico sul suo blog ha pubblicato un confronto con Firefox 3, fino ad ora il più veloce, e Chrome risulta 3 volte meglio.

Rendering delle pagine

Chrome utilizza WebKit per il rendering delle pagine, lo stesso di Safari 3.1. I siti realizzati secondo gli standard web non avranno quindi grandi problemi di visualizzazione. Potrebbe essere necessario un controllo per evitare problemi con il Javascript, ma per gli sviluppatori il lavoro aggiuntivo non dovrebbe essere troppo.

Dai primi test ho notato però che text-shadow, proprietà dei CSS3 funzionante su Safari, non ha alcun effetto su Chrome.

Barra degli indirizzi e ricerca

La barra degli indirizzi funziona in maniera simile a quella di Firefox 3, ma serve anche come casella di ricerca. E’ una bella soluzione, consente di alleggerire l’interfaccia e dopo poco tempo diventa tutto intuitivo. Tutto sommato è una banalità, ma nessuno ci aveva pensato prima.

Dettagli e curiosità

Ci sono altre funzioni degne di nota, prima di tutto per gli sviluppatori. E’ disponibile una console Javascript, un debugger, e cliccando col tasto destro del mouse su una pagina appare la voce “Ispeziona elemento” che apre una finestra simile a Firebug.

Come noto inoltre, le tab aperte occupano ognuna un processo separato. Se provate a chiuderne uno a caso dal task manager, vedrete apparire un originale messaggio sul browser.

Mancanza di estensioni

Il principale difetto di Chrome, così come di altri browser, è la mancanza di estensioni ed add-on. E’ proprio questa la forza di Firefox, e nessuno fino ad ora è riuscito a contrastare il browser di casa Mozilla su questo campo. E’ improbabile che per Chrome le cose cambino: basti pensare ad un’estensione come AdBlock. Google non consentirà mai di nascondere le pubblicità sul suo browser.

Problemi di sicurezza

Safari ha presentato alcune lacune sul lato della sicurezza, e Chrome che deriva da WebKit non ne è esente. In particolare è stata già riscontrata una vulnerabilità grave, che su Safari è stata corretta, mentre sul browser di Google è ancora presente.

Licenza d’uso

La nota dolente di Chrome è soprattutto questa. La licenza di utilizzo del software presenta diversi lati oscuri, una vera manna per chi contesta a Google le sue attitudini da Big Brother.

Il primo punto critico riguarda gli aggiornamenti, visto che Google si riserva il diritto di installarli automaticamente senza che l’utente possa fare niente.

Altro punto della licenza riguarda la pubblicità:

[..] alcuni servizi sono supportati con sistema di advertising revenue e possono mostrare pubblicità e promozioni. Queste pubblicità possono essere personalizzate sui contenuti delle informazioni allocate nei servizi [..]

Chrome potrebbe quindi sfruttare le numerose informazioni dell’utente collezionate durante la navigazione per scopi pubblicitari. Advertising mirato quindi, a scapito della privacy.

Conclusioni

Il nuovo browser di Google è un prodotto interessante, veloce e per certi versi innovativo, soprattutto per quanto riguarda l’interfaccia. Personalmente trovo difficile rinunciare a Firefox, ma non mi stupirei se Chrome guadagnasse quote di mercato interessanti.

Restano i lati oscuri riguardanti la sicurezza e la privacy, e per il momento esiste solo la versione Windows, ma il futuro potrebbe riservarci numerose sorprese. Se Google decidesse di puntare in questa direzione con decisione, anche i competitor più agguerriti avranno dei problemi a mantenere le loro quote di mercato.

Se avete altri dubbi su Chrome, vi rimando alle FAQ realizzate da Giovy.

Cuil sarà davvero il rivale di Google?

Uno sguardo al nuovo motore di ricerca, non esente da difetti nonostante il lancio a livello mondiale.

In questi giorni è stato annunciato in grande stile Cuil, il nuovo motore di ricerca creato da alcuni ex-dipendenti di Google. Presentato come il nuovo rivale, la notizia è stata ripresa a livello mondiale, tanto da vederlo citato anche sui maggiori quotidiani nazionali (vedi La Repubblica ed Il Corriere).

Ma Cuil è davvero così entusiasmante? La mia risposta è no. Si può notare un considerevole lavoro sull’interfaccia e sulle funzioni a disposizione dell’utente, ma quello che manca è l’accuratezza dei risultati. Una grave pecca per un motore di ricerca: se non è in grado di fornire agli utenti quello che cercano, non avrà lunga vita.

Vi basterà fare qualche prova per rendervi conto di come i risultati spesso seguano una logica incomprensibile, fornendo link a pagine del tutto inutili. E’ vero che ha solo pochi giorni di vita e servono delle prove sul campo per affinare i risultati forniti, ma non la ritengo una scusante valida.

Anche SEOmoz ha parlato del lancio di Cuil, in termini non esattamente entusiastici:

Cuil was foolish to launch now. Given the buzz they had and the potential to take market share (even a fraction of a percent is worth millions), they should have had lots of people like me running lots of tests like this, showing them how clearly far behind they were from the major engines. You only get one chance to make a first impression, and theirs was spoiled.

Il punto della discussione è proprio questo (traduco non alla lettera): annunciare Cuil adesso è stato un suicidio. Il ritorno avuto in questi giorni avrebbe permesso ai suoi creatori di guadagnare anche una piccola percentuale del mercato. Tutti gli utenti che hanno testato il motore di ricerca hanno invece avuto risultati insoddisfacenti. C’era una sola possibilità per impressionare i visitatori, ed è stata sprecata mostrando un motore di ricerca in fase embrionale, incapace di restituire risultati coerenti anche alle query più semplici.

La cosa poteva essere gestita diversamente: se ci sono margini di miglioramento sarebbe stato meglio lanciare una fase di beta privata, per poi aprire al pubblico (ed ai grandi media) con algoritmi di ricerca più efficienti.

Per quanto riguarda l’interfaccia, il lavoro fatto è comunque considerevole. Il look è molto curato, le pagine sono navigabili anche con javascript disabilitato, ed eseguendo una ricerca ci sono alcuni suggerimenti sui risultati correlati che meritano attenzione.

In conclusione, non so se Cuil sarà in grado di ritagliarsi una nicchia nel già combattuto mondo dei motori di ricerca, ma sicuramente dovrà passare diverso tempo prima di avere una seconda possibilità da parte degli utenti delusi in questi giorni.

Flash e i motori di ricerca

Il difficile rapporto tra Flash ed i motori di ricerca, analizzando i principali motivi per cui non dovrebbe essere usato per i contenuti.

Dopo l’annuncio di Google della migliorata indicizzazione dei contenuti Flash, diverse persone avranno pensato ad una rivoluzione del web.

In realtà le cose non stanno esattamente così, perchè Flash se utilizzato in maniera sbagliata continua ad avere grandi limiti. Ispirato da un articolo di SEOmoz, voglio approfondire il discorso mostrando le incompatibilità tra Flash ed i motori di ricerca.

1. Le URL non cambiano con i contenuti

A mio parere è uno dei difetti principali di Flash. Quante volte vi è capitato di navigare su un sito realizzato con questa tecnologia, vedere una pagina interessante e volerla linkare? Vi sarete sicuramente accorti che l’unica cosa possibile è indicare la URL della home fornendo le istruzioni per arrivare alla pagina desiderata: scomodo ed inefficiente.

2. Non si guadagnano link esterni

Questa è una conseguenza diretta del primo punto, ed una grave penalizzazione. Considerando che i motori di ricerca si basano anche sui link esterni per ordinare i risultati, realizzare un sito in Flash significa al massimo riuscire a posizionare la propria homepage e niente altro.

3. I testi spesso non sono formattati e ordinati

Molto dipende da chi ha realizzato il Flash, ma spesso i contenuti testuali non rispettano l’ordine logico con cui appaiono nella pagina. Inoltre è difficile trovare dei testi organizzati semanticamente, come accade nell’HTML.

4. Le regole SEO di base spesso non vengono seguite

E’ possibile realizzare delle animazioni Flash e, osservando alcune regole di massima, cercare di farle indicizzare correttamente. Un suggerimento potrebbe essere caricare i contenuti formattati tramite un xml esterno. Nella maggior parte dei casi però chi sviluppa non conosce o non segue queste indicazioni, rendendo impossibile il lavoro dei motori di ricerca.

5. Molti contenuti Flash non vengono comunque indicizzati

Anche rivolgendo la massima attenzione nella realizzazione di un Flash, non avrete garanzie che il vostro lavoro venga indicizzato dai motori di ricerca. Un esempio pratico riguarda Google, che non riesce ancora ad indicizzare i file .swf inclusi tramite SWFObject.

Conclusioni

Uno dei modi migliori per utilizzare Flash resta quello a scopo decorativo: realizzare animazioni ed effetti particolari spesso può essere fatto solo con questa tecnologia. E’ vero che Javascript ci ha riservato numerose sorprese a riguardo, ma non c’è niente di male ad usare Flash per questo.

L’importante è tenere presente che Flash non andrebbe mai utilizzato per i contenuti delle vostre pagine. Se non volete essere penalizzati nei risultati ottenuti, non usatelo per testi, titoli o menu di navigazione, anche se avete intenzione di fornire un’alternativa testuale.

Google non indicizza le URL .0

Comunicazione di Google: gli indirizzi web che finiscono in .0 non vengono indicizzati.

La notizia è recente e decisamente inaspettata: le url che finiscono in .0 sono sotto accusa, non vengono in nessun modo indicizzate da Google. La scoperta è stata fatta da SEOmoz, che in uno dei suoi ultimi post ha spiegato e documentato la vicenda.

Sono state anche messe a confronto le SERP di Google e Yahoo, ed alcune pagine con url di questo tipo indicizzate dal secondo erano del tutto assenti sul primo.

Se guardate ad esempio la pagina con indirizzo en.wikipedia.org/wiki/Windows_1.0 scoprirete che non è indicizzata su Google, ma attualmente esiste una pagina di Wikipedia, en.wikipedia.org/wiki/Windows_1.01 che rimanda ad essa, proprio per evitare il problema.

Se avete un sito, fate attenzione alle url con queste caratteristiche, non avere alcun accesso da Google è sempre un grave svantaggio.

Per tutti coloro che amministrano un sito su piattaforma WordPress comunque non ci sono problemi. Se avete personalizzato la struttura dei permalink, i titoli che finiscono in .0 vengono modificati eliminando il punto. Parole come “web 2.0” diventeranno automaticamente web-20 all’interno della url: anche in questo caso WordPress si dimostra un’ottima piattaforma di blogging.

Tutto su Google Analytics

E’ nato un nuovo blog di approfondimento su Google Analytics.

Con grande piacere vi annuncio la nascita di un progetto a cui ho collaborato, ideato dalla mente di Tambu: Google Analytics in 30 secondi. Come potrete intuire dal titolo, si tratta di un blog monotematico che mira a fare luce sul mondo di Google Analytics.

La piattaforma utilizzata è WordPress, e sono stato coinvolto nel progetto per la realizzazione della grafica e del tema. Il risultato è un blog con layout fluido, con grande spazio riservato ai contenuti ed una doppia sidebar per le informazioni accessorie.

Se l’argomento vi interessa e non volete perdervi consigli e suggerimenti utili, il mio consiglio è di iscrivervi al feed RSS: sono sicuro che questo progetto diventerà un punto di riferimento su Google Analytics in Italia.

Ecco il link: Google Analytics in 30 secondi.

Aspetto anche i vostri pareri sul tema, ogni critica costruttiva è sempre ben accetta.

Guida SEO: basi del posizionamento sui motori di ricerca

Alla scoperta di una nuova guida al posizionamento sui motori di ricerca, direttamente da Web Design from Scratch.

Tra i Feed RSS a cui sono iscritto c’è Web Design from Scratch, una risorsa aggiornata meno frequentemente di blog e magazine, ma che raggiunge sempre livelli di eccellenza nei suoi articoli.

E’ appena stata pubblicata una guida al posizionamento sui motori di ricerca, dal titolo SEO Basics, introduction to Search Engine Optimization. Il post è ben dettagliato ed affronta diversi punti, spiegando le basi dell’argomento. Non sarà niente di nuovo per chi già lavora in questo ambito, ma confrontare le proprie convinzioni e rimettersi in discussione credo sia sempre una buona pratica.

Per chi invece non ha alcuna nozione di SEO, è un ottimo punto di partenza per capire come muoversi con profitto.

Tra gli argomenti trattati ci sono:

  • La preparazione di una campagna di posizionamento sui motori di ricerca
  • L’analisi della concorrenza
  • Il funzionamento dei motori di ricerca
  • Come ottimizzare il proprio sito

Come nota conclusiva, segnalo che Web Design from Scratch è lo stesso sito che tempo fa aveva pubblicato la guida sullo stato dell’arte del Web Design, ancora validissima.