Il codice valido non basta

Spesso chi realizza un sito ed inizia a prestare attenzione agli standard del W3C commette un errore comprensibile ma difficilmente giustificabile: cerca esclusivamente di validare il codice di una pagina. Questo è importante, ma non deve essere l’unica preoccupazione, e forse nemmeno la principale.

Mi è capitato di conoscere persone che una volta raggiunto l’obiettivo di realizzare una pagina valida XHTML 1.1 Strict si ritenevano soddisfatte. E’ un ottimo esercizio, questo nessuno può negarlo, ma va inteso come tale e non bisogna limitarsi solo a quello. L’accessibilità di un sito va ben oltre i controlli automatici.

Parlando anche di CMS, ce ne sono alcuni che generano codice valido e vengono fatti passare per accessibili, ma quando poi si va ad analizzare l’HTML ci si trova davanti una doctype magari di tipo 4.01 Transitional, con layout a tabelle.

Creare un sito e preoccuparsi esclusivamente della validazione automatica del codice rischia quindi di diventare controproducente, se poi i risultati sono simili a quelli citati sopra.

Nella maggior parte dei casi è molto più importante avere markup semantico, layout ben organizzato, oltre a nessun CSS e Javascript inline, separando sempre i contenuti dalla presentazione. Un sito accessibile è il risultato di un insieme di procedure e controlli, impossibile limitare il tutto ad una semplice validazione automatica.

RItaliaCamp si avvicina: partecipa anche Marco Ottolini

RItaliaCampCome già scritto in un precedente articolo su italia.it, RItaliaCamp è Il progetto per la realizzazione di un’alternativa al tanto criticato portale, ed ormai si avvicina la data dell’evento organizzato a Milano per il 31 Marzo.

In questi giorni però c’è stata una novità degna di nota, e mi sembra giusto parlarne per non lasciar dimenticare l’argomento troppo presto: Marco Ottolini, uno dei Project Director di italia.it, si è dimesso ed ha dato la sua adesione proprio al progetto RItalia. Trovate qualche informazione in più sul blog di Lele Dainesi, dove tra i commenti c’è un intervento dello stesso Marco.

Sembra proprio che le intenzioni di portare avanti un progetto ben fatto ci siano tutte, una cosa è comunque certa: il polverone che si è sollevato dopo la pubblicazione del portale sta avendo delle conseguenze positive. Tra l’altro le iniziative parallele nate saranno tanto di guadagnato soprattutto per gli utenti, che avranno più possibilità (molto probabilmente di qualità).

Insomma ancora una volta i blogger italiani hanno dimostrato di avere un potere non indifferente.

Se volete approfondire, vi consiglio di leggere questo post sul blog di Marco Ottolini. E’ una delle poche testimonianze relative al progetto italia.it visto dall’interno, sicuramente interessante. Si parla anche di una possibile rivoluzione per la blogosfera italiana, che ha trovato in una causa comune un modo per unirsi e dare vita ad un vero strumento di comunicazione di massa.

Designer si nasce o si diventa?

Occhio violaLa domanda del titolo nasce da un articolo in inglese che ho letto qualche tempo fa: Do you have the designer’s eye?

E’ un intervento dove si sostiene che l’occhio del designer sia una dote innata, e che non si possano raggiungere risultati equivalenti con lo studio. Incuriosito da tali considerazioni, ho deciso di aprire un sondaggio su questo sito per conoscere il vostro parere, e fino a questo momento i risultati sono i seguenti:

  • Il 38% ritiene che si nasca designer, e sia impossibile arrivare allo stesso livello con lo studio
  • Il 46% pensa che si nasca sì designer, ma che sia possibile arrivare ad uguali risultati con lo studio e la pratica
  • Il 16% non crede in alcuna dote innata, e pensa che sia solo questione di pratica

Guardando questi risultati appare evidente un particolare, pur avendo un campione abbastanza limitato di votanti: la maggioranza (84%) ritiene che determinate persone sappiano per natura riconoscere un bel layout, quando è ben strutturato ed organizzato.

Adesso però veniamo alla domanda del titolo. E’ possibile secondo voi arrivare agli stessi livelli con lo studio? Creare la grafica di un sito da zero non è impresa facile, e va anche tenuto presente che c’è una grande differenza tra prendere ispirazione da un layout già esistente e farne uno totalmente nuovo.

Non voglio esagerare o essere discriminatorio, ma credo che esistano persone che per quanto si possano impegnare, difficilmente otterranno grandi risultati come designer. Con lo studio si può sicuramente migliorare ed imparare, ma è difficile arrivare sopra un certo limite se non si hanno le doti. Voi cosa ne pensate?

Una tesi sul Web 2.0

Con questo articolo voglio segnalare un’interessante iniziativa di Antonio Volpon, il creatore di FucinaWeb.

In uno dei suoi ultimi interventi, chiede a chiunque abbia realizzato una tesi sul Web 2.0 ed affini di comunicarlo, per raccogliere in un unico archivio tutti i lavori sul tema. E’ un’ottima occasione per dare maggior visibilità a delle tesi che potrebbero essere illuminanti per molti, e per mettere a disposizione di tutti molto materiale interessante.

Si parla quindi di Web 2.0, AJAX, rss e più in generale dell’aspetto sociale della rete.

Se avete realizzato una tesi sull’argomento, o conoscete qualcuno che l’abbia fatto (o lo sta facendo), non esitate a commentare il suo post o a contattarlo direttamente.

Hai un blog? Mostrami chi sei

Lo ammetto, è stata una grave mancanza di questo sito fino ad ora, ma finalmente ho rimediato. Sto parlando della pagina che descrive l’autore di un blog, quella che gli anglofoni chiamano about me o per noi più semplicemente chi sono.

Finalmente anche TomStardust.com ha una sezione dedicata a descrivere meglio chi sono, come è giusto che sia.

Non pensate che sia una cosa da sottovalutare, o un elemento poco importante: una sezione che descrive l’autore di un blog è essenziale. Sono molte le persone che dopo aver letto un articolo, o ancora prima di farlo, vogliono sapere qualcosa di più sull’autore. E’ una questione di fiducia.

Lo sostiene anche l’amato/odiato Jakob Nielsen, che nonostante le sue frequenti esagerazioni, spesso dà indicazioni essenziali. Nel suo articolo Top ten design mistakes in weblogs pone l’accento proprio sulla questione, ricordando quanto gli utenti vogliano sapere sempre di più su chi stanno leggendo.

Significativa anche l’importanza che lo stesso Nielsen dà alla presenza di una fotografia dell’autore, spiegando come spesso sia molto più facile ricordare un viso piuttosto che un nome. Ovviamente è anche un modo per collegare il mondo virtuale con quello reale, dando ai visitatori del sito la possibilità di riconoscerti quando ti incontrano.

E voi? Avete una pagina che vi descrive o pensate sia inutile?

Italia.it, impossibile non parlarne

Finalmente è nato Italia.it, il portale del turismo italiano. Un progetto da 45 milioni di euro (sì, avete capito bene) che dovrebbe rappresentare il nostro paese su internet promuovendolo anche all’estero.

C’è un problema: il risultato è qualcosa di incredibilmente scandaloso, e nei pochi giorni di vita del portale le critiche non si sono fatte attendere, soprattutto da parte dei professionisti del web.

Qualcuno potrà pensare che criticare un progetto del genere sia troppo facile, che cercare i problemi nei lavori altrui sia semplice, ma anche dando una veloce occhiata a questo italia.it è impossibile astenersi dai commenti. Commenti per forza di cose negativi.

Iniziamo dal logo. 100mila euro spesi per questo:

Il miglior articolo su questo logo lo trovate su designerblog.it, non serve aggiungere altro. Vi basti notare tra le varie cose che sono stati usati 4 font diversi per un totale di 6 lettere.

Procedendo poi con l’analisi tecnica, la prima cosa che attira l’attenzione è la doctype: HTML 4.01! Non c’è che dire, siamo tornati indietro nel tempo.. ma le sorprese non sono finite, perchè ben presto un altro particolare cattura l’attenzione: il sito è realizzato con un layout a tabelle, degno di un portale di 10 anni fa.

Dopo questo, risulta inevitabile controllare l’accessibilità reale del sito, soprattutto perchè è un portale finanziato dallo stesso stato italiano che con la legge Stanca ha dato segnali importanti da questo punto di vista. E’ presente in bella vista una dichiarazione di accessibilità che fa pensare ottime cose, ci sono diversi collegamenti per scaricare software assistivo, e per molte pagine è presente una versione alternativa: ma siamo sicuri che tutto sia così perfetto come ci viene illustrato? Ovviamente no.

Il layout a tabelle è già un brutto segno, difficile da navigare per gli screen reader e la mancanza assoluta di tabindex non aiuta. Ci sarebbero le ancore posizionate in testa alla pagina per spostarsi tra contenuto principale e menu di navigazione, ma anche qui c’è una brutta sorpresa: il collegamento al contenuto principale manda sempre ad un’ancora #content inesistente.

Passando poi ad analizzare i contenuti veri e propri delle pagine ci sono dei testi a dir poco sorprendenti. Dalle mie parti sta spopolando la descrizione della Toscana, che viene presentata come “la regione più settentrionale dell’Italia centrale”: un giro di parole fantastico! Sono sicuro che se analizzate la descrizione della vostra regione non resterete delusi, ce n’è per tutti.

Inutile andare oltre, avete capito bene quale sia la situazione e cosa ci troviamo davanti dopo una lunga attesa che aveva fatto sperare in ben altri risultati. Se volete dire la vostra, vi segnalo:

Se invece volete approfondire l’analisi della user experience vi segnalo l’articolo pubblicato da Punto Informatico che non lascia spazio a dubbi sulla scarsa qualità di italia.it.

La cosa peggiore è senza dubbio la spesa che è stata sostenuta per arrivare ad un simile risultato. Immaginate 45 milioni di euro, guardate italia.it e cercate di trovare una spiegazione. Ci riuscite? Io no, e mi viene da pensare a tutte le cose che si sarebbero potute fare con quei fondi.

Internet Explorer 7 diventa un aggiornamento opzionale

Internet Explorer 7Ho appena letto su downloadblog una notizia importante che non ha ancora avuto il giusto risalto sulla rete: Internet Explorer 7, il browser di casa Microsoft, non sarà più tra gli aggiornamenti critici di Windows, è infatti appena passato tra quelli opzionali.

La notizia è decisamente importante, soprattutto per chi sviluppa siti internet ed ha costantemente a che fare con i problemi relativi ai vari browser. Se prima c’era la speranza di veder presto sparire IE6, adesso le cose si faranno più difficili, visto che una delle piattaforme più odiate dagli sviluppatori resterà ancora a lungo su molti pc.

Erano state fatte previsioni ottimistiche sulla diffusione di IE7, derivanti proprio del sistema di aggiornamento utilizzato da Microsoft, ma adesso tutto deve essere ricalcolato al ribasso.

La situazione attuale, tanto per dare un pò di numeri, vede Internet Explorer 7 utilizzato sicuramente meno di IE6 in una percentuale che oscilla circa tra il 20% ed il 45% (considerando solo i browser Microsoft) a seconda dei siti. Su TomStardust.com le 2 versioni sono quasi alla pari, ma i visitatori rappresentano un target molto più specializzato della media.

Cosa prevedete nei prossimi mesi alla luce di questi cambiamenti? Facile immaginare che la rapida diffusione del nuovo browser Microsoft subirà una brusca frenata.

Babelgum: come vedere la tv su internet (seconda parte)

Che vedere i programmi televisivi sullo schermo di un computer sia una richiesta sempre più frequente è cosa ormai nota, soprattutto ai vari operatori del settore.

Ci sono adattatori e ricevitori vari, ma negli ultimi tempi stanno nascendo alcune realtà degne di nota, che consentono di vedere trasmissioni televisive in streaming in qualsiasi momento, semplicemente installando un software sul proprio pc.

Ho già parlato di Joost nel primo articolo dedicato al mondo della tv su internet, oggi è il momento di scrivere qualcosa su un suo rivale decisamente agguerrito: Babelgum. E’ un’applicazione molto simile, anche questa in versione beta, che sto testando da diverso tempo e che si basa sempre su un protocollo p2p.

Appena installato il client, la sensazione è stata di estrema semplicità di gestione da parte dell’utente. L’interfaccia è chiara, con un telecomando che appare sulla sinistra, pochi elementi principali centrati in basso per i collegamenti più veloci e lo spegnimento, e poco altro.

Devo ammettere che rispetto a Joost trovo Babelgum un’applicazione più attraente, meglio studiata e con alcuni tocchi di classe che a mio parere la posizionano un gradino più in alto. Tanto per fare un esempio, su Babelgum è presente la possibilità di regolare le dimensioni dello schermo, passando tra visualizzazione in 16:9 e la canonica 4:3, cosa che non è possibile fare sul programma rivale. Avendo uno schermo widescreen ho particolarmente apprezzato questa funzione.

La lista di canali per il momento è scarsa, sono solamente 9, ma sicuramente aumenteranno una volta che il software uscirà dalla beta. E’ possibile vedere tra questi canali di animazione, di news, trailers, un canale dedicato ai cortometraggi ed anche una blogTV.

Se volete provare Babelgum potete inviare la vostra richiesta compilando il modulo di registrazione. Considerando che questo software è in parte italiano visto che dietro c’è Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb, sarà interessante seguire il suo sviluppo futuro.

Ultima nota: se siete in cerca di lavoro potreste trovare qualche buona occasione tra le varie figure richieste, tra cui è presente anche quella di Web Developer. Dateci un’occhiata!

Feedburner conta anche Google Reader

Chi utilizza FeedBurner per inoltrare e controllare i propri Feed RSS, sa bene che c’è sempre stato un grande limite: l’impossibilità di contare i lettori provenienti dai servizi di Google, come Google Reader o Google Homepage.

C’è una grande notizia però: dal 17 Febbraio 2006 non è più così. Ho infatti appena scoperto dal blog ufficiale di Feedburner che ora vengono contati correttamente anche questi lettori, cosa di non poco conto.

Considerate che per TomStardust.com, adesso che ho i dati, il 30% degli iscritti al Feed RSS proviene da Google Reader. Una bella percentuale, decisamente non trascurabile.

Se in questi giorni avete notato un’impennata dei lettori del feed, adesso ne conoscete il motivo!

Joost: come vedere la tv su internet

Era iniziato tutto sotto la misteriosa denominazione Venice Project, con una beta aperta a pochi eletti che poi ha allargato il numero di partecipanti cambiando nome in Joost.

Ma cos’è esattamente Joost? E’ una vera e propria televisione su internet, un piccolo software che appena installato presenta i suoi canali tematici, una bella interfaccia, e numerosi utenti che aspettano il rilascio ufficiale. Si basa su un protocollo peer-to-peer che determina sia la velocità con cui i canali vengono caricati, sia la qualità dell’immagine: più utenti sono collegati, migliore è il servizio.

Ho iniziato a testare la beta da diverse settimane, ed ormai mi sono fatto un’idea sufficientemente chiara. Vi dico subito che quello che ho provato la prima volta che ho lanciato il programma è stato stupore. Ho avuto fin da subito la sensazione di trovarmi davanti a qualcosa di importante, che cambierà il modo di intendere la televisione così come l’abbiamo sempre conosciuta.

I programmi sono lì, pronti per essere visti in qualsiasi momento; non c’è un orario di inizio e di fine, ma semplicemente un elenco con l’intera programmazione sempre accessibile.

Selezionando un elemento dalla lista, inizierà il caricamento e dopo pochi secondi verrà già trasmesso sul vostro pc ciò che avete scelto, in finestra o a tutto schermo. In qualsiasi momento potrete cambiare canale, passare al programma successivo o precedente, controllare il volume e vedere maggiori informazioni su ciò che state guardando. Il programma attualmente viene interrotto ogni 5-10 minuti da minispot di pochi secondi, chiaro quindi che anche questa forma di tv non sarà esente dalla pubblicità soprattutto nella sua versione definitiva.

L’interfaccia è sufficientemente semplice, non è ancora esente da difetti e già in questi giorni è stato rilasciato un aggiornamento con alcune migliorie, ma non servono manuali d’uso e tutti i comandi sono intuitivi.

Su Joost è possibile anche gestire una serie di plugin (o widget che dir si voglia) con alcune funzioni più o meno importanti: orologio, chat, ed anche uno strumento per votare ciò che si sta guardando.

Dopo tanti elementi positivi viene spontaneo chiedersi quali siano i difetti: prima di tutto la qualità video a tutto schermo. E’ vero che usando un protocollo peer-to-peer quando gli utenti saranno molti non ci dovrebbero essere problemi, ma per ora solo in finestra si riesce a godere di una buona qualità.

Altro lato negativo è la scarsità di canali, ed è questo il vero parametro che determinerà il successo di Joost rispetto ai suoi concorrenti, come ad esempio Babelgum. In un futuro dove tutto sarà sempre disponibile online, l’utente medio sceglierà senza ombra di dubbio il software che gli offrirà il pacchetto di programmi tv più completo possibile. E’ comunque ancora presto per giudicare da questo punto di vista, almeno finchè resterà in beta.

Se siete curiosi di provare il servizio fate richiesta di iscrizione, ci sono buone possibilità che vi arrivino i dati di accesso in tempi non troppo lunghi.

Il prossimo articolo sarà riservato a Babelgum, l’altra tv su internet che sto testando da qualche giorno.