Separatori e linee orizzontali da Smashing Magazine

Il sito di risorse per Web Designer pubblica una incredibile raccolta di separatori per pagine web, da scaricare gratuitamente.

Che Smashing Magazine sia una risorsa da seguire con attenzione per ogni sviluppatore web è ormai un dato di fatto. In due anni di vita (appena compiuti) hanno rilasciato un’incredibile quantità di materiale di ottima fattura, tale da non temere confronti con altri siti del genere.

Questo post è per segnalarvi una collezione di separatori di pagine web di ottima qualità. In genere non scrivo interventi simili, ma questa a mio parere è una delle migliori release di Smashing Magazine; tra l’altro il materiale è totalmente gratuito e può essere utilizzato per progetti personali senza alcun vincolo. E’ disponibile anche un archivio con i files originali di maggior parte delle proposte.

I separatori potrebbero servirvi anche come fonte di ispirazione per gli <hr> dei vostri lavori. Io ne ho appena approfittato per modificare TomStardust Diary, partendo da questa immagine:

Mi piaceva l’idea di base ed ho realizzato qualcosa di simile, che potesse integrarsi bene con la grafica del mio blog personale:

Come sempre, altre segnalazioni e pareri sono ben accetti nei commenti; se però nel vostro feed reader non avete ancora Smashing Magazine vi consiglio di rimediare!

Apre TomStardust Diary

Online il mio nuovo blog personale, per parlare di cinema, libri, musica e tutto ciò che non è inerente al Web Design.

Da tempo sentivo la necessità di un mio spazio personale, un blog dove parlare liberamente di tutte le mie passioni senza dover per forza sottostare ai vincoli di un sito esclusivamente tecnico come TomStardust.com.

Dopo aver annunciato a fine Luglio l’inizio dei lavori, oggi finalmente apre TomStardust Diary.

Mi ha fatto piacere condividere la fase di sviluppo con gli iscritti alla newsletter, che hanno potuto accedere al nuovo blog durante la lavorazione in una sorta di beta privata. Il risultato finale è leggermente diverso dalla bozza grafica che avevo realizzato, ma non si discosta molto dall’idea originale.

Anche questo nuovo blog è realizzato su piattaforma WordPress, ed il template è realizzato interamente da zero. Ho optato per un layout fluido, mettendo in evidenza il post più recente e riservando sulla barra laterale uno spazio a YouTube: è innegabile che i video siano sempre più parte integrante della rete.

Per gli amanti dei browser preistorici, ho continuato a supportare anche IE6. Ci sono però delle png trasparenti, angoli arrotondati tramite CSS per Firefox e Safari, ed alcuni effetti al mouseover.

Se avete voglia di seguirmi in questa nuova avventura, tra recensioni di film, libri, musica e concerti, con qualche escursione a cavallo tra notizie di cronaca e tecnologia, mi trovate su TomStardust Diary.

Allarme accessibilità in Italia

Voci preoccupanti fanno presagire la chiusura di uno dei pochi punti di riferimento per l’accessibilità in Italia. Cosa fare?

Apprendo ora dal blog di Marco Bertoni che l’ufficio accessibilità del CNIPA potrebbe essere chiuso. E’ una di quelle notizie che non avrei mai voluto dare, perchè quel poco che in Italia è stato fatto in ambito accessibilità deriva proprio da lì. Sapere che molto probabilmente nessuno si occuperà più di queste tematiche è inquietante.

Per saperne di più vi rimando al suo intervento, chiarissimo nell’analisi: le cause sono da ricercare nell’ostruzionismo delle multinazionali, nel ridicolo scenario delle web agency italiane, ma soprattutto nella disinformazione. E’ assurdo ritenere l’accessibilità come un costo aggiuntivo, un lusso che può essere anche trascurato: non è così, anzi!

A questo punto per tutti coloro che sono interessati al rispetto degli standard web, alla realizzazione di siti accessibili ed usabili, al lavoro fatto con professionalità, cosa resta da fare? Ovviamente non disperarsi, perchè è sempre possibile vedere riconosciuto il proprio valore.

In Italia esistono web designer di talento, che sanno quello che fanno e non realizzano siti con Frontpage (o Dreamweaver in modalità WYSIWYG che dir si voglia). Paradossalmente però non lavorano quasi mai nelle web agency o nelle grandi aziende, a cui tali tematiche non interessano e che spesso limitano l’alta professionalità dei dipendenti per lavori di bassa qualità.

Viviamo in un paese dove determinate capacità sono viste come un extra, un costo aggiuntivo non necessario, ma non per questo bisogna smettere di crederci. Conoscete aziende interessate a web standards ed accessibilità? Io nel panorama italiano ne conto veramente poche, ma se avete dei nomi sarei curioso di saperne di più.

Sarà sicuramente difficile diffondere le proprie idee in uno scenario simile, ma come dice lo stesso Marco, anche io credo in un cambiamento che parta dal basso. Riconoscere l’importanza di certi temi in questo momento di ignoranza è un vantaggio, e va tenuto ben presente. Quando anche in Italia inizierà a sorgere l’interesse per l’accessibilità del web, molti professionisti che ora lavorano per pochi euro potranno sfruttare tutto il bagaglio di conoscenze accumulato.

Certo, sarebbe tutto più facile con un riconoscimento ufficiale, ma se nemmeno le stesse associazioni sono in grado di tutelare i disabili che rappresentano, è difficile che cambi qualcosa nell’immediato.

Google Chrome: novità e lati oscuri

Alla scoperta del nuovo browser di Google: è una vera rivoluzione? Analisi del software e dei suoi problemi.

La notizia è ormai nota, Google in pochi giorni ha deciso di lanciarsi nel mondo dei browser web con la sua creatura: Chrome. In questo momento il software è anche pubblicizzato sulla stessa homepage del motore di ricerca, che sicuramente frutterà numerosi download.

Ho effettuato alcuni test, e posso dire con cognizione di causa che Google Chrome mi ha decisamente stupito. Mi aspettavo un prodotto spartano, ancora instabile e non all’altezza della concorrenza, ma i fatti mi hanno smentito clamorosamente.

Velocità

Fin dalle prime pagine aperte, vi renderete conto che la velocità del browser di Google è incredibile. Il motore javascript è stato realizzato da zero, ed i risultati si vedono.

Pseudotecnico sul suo blog ha pubblicato un confronto con Firefox 3, fino ad ora il più veloce, e Chrome risulta 3 volte meglio.

Rendering delle pagine

Chrome utilizza WebKit per il rendering delle pagine, lo stesso di Safari 3.1. I siti realizzati secondo gli standard web non avranno quindi grandi problemi di visualizzazione. Potrebbe essere necessario un controllo per evitare problemi con il Javascript, ma per gli sviluppatori il lavoro aggiuntivo non dovrebbe essere troppo.

Dai primi test ho notato però che text-shadow, proprietà dei CSS3 funzionante su Safari, non ha alcun effetto su Chrome.

Barra degli indirizzi e ricerca

La barra degli indirizzi funziona in maniera simile a quella di Firefox 3, ma serve anche come casella di ricerca. E’ una bella soluzione, consente di alleggerire l’interfaccia e dopo poco tempo diventa tutto intuitivo. Tutto sommato è una banalità, ma nessuno ci aveva pensato prima.

Dettagli e curiosità

Ci sono altre funzioni degne di nota, prima di tutto per gli sviluppatori. E’ disponibile una console Javascript, un debugger, e cliccando col tasto destro del mouse su una pagina appare la voce “Ispeziona elemento” che apre una finestra simile a Firebug.

Come noto inoltre, le tab aperte occupano ognuna un processo separato. Se provate a chiuderne uno a caso dal task manager, vedrete apparire un originale messaggio sul browser.

Mancanza di estensioni

Il principale difetto di Chrome, così come di altri browser, è la mancanza di estensioni ed add-on. E’ proprio questa la forza di Firefox, e nessuno fino ad ora è riuscito a contrastare il browser di casa Mozilla su questo campo. E’ improbabile che per Chrome le cose cambino: basti pensare ad un’estensione come AdBlock. Google non consentirà mai di nascondere le pubblicità sul suo browser.

Problemi di sicurezza

Safari ha presentato alcune lacune sul lato della sicurezza, e Chrome che deriva da WebKit non ne è esente. In particolare è stata già riscontrata una vulnerabilità grave, che su Safari è stata corretta, mentre sul browser di Google è ancora presente.

Licenza d’uso

La nota dolente di Chrome è soprattutto questa. La licenza di utilizzo del software presenta diversi lati oscuri, una vera manna per chi contesta a Google le sue attitudini da Big Brother.

Il primo punto critico riguarda gli aggiornamenti, visto che Google si riserva il diritto di installarli automaticamente senza che l’utente possa fare niente.

Altro punto della licenza riguarda la pubblicità:

[..] alcuni servizi sono supportati con sistema di advertising revenue e possono mostrare pubblicità e promozioni. Queste pubblicità possono essere personalizzate sui contenuti delle informazioni allocate nei servizi [..]

Chrome potrebbe quindi sfruttare le numerose informazioni dell’utente collezionate durante la navigazione per scopi pubblicitari. Advertising mirato quindi, a scapito della privacy.

Conclusioni

Il nuovo browser di Google è un prodotto interessante, veloce e per certi versi innovativo, soprattutto per quanto riguarda l’interfaccia. Personalmente trovo difficile rinunciare a Firefox, ma non mi stupirei se Chrome guadagnasse quote di mercato interessanti.

Restano i lati oscuri riguardanti la sicurezza e la privacy, e per il momento esiste solo la versione Windows, ma il futuro potrebbe riservarci numerose sorprese. Se Google decidesse di puntare in questa direzione con decisione, anche i competitor più agguerriti avranno dei problemi a mantenere le loro quote di mercato.

Se avete altri dubbi su Chrome, vi rimando alle FAQ realizzate da Giovy.

Microsoft non mantiene le promesse su IE8?

Nella beta2 di IE8, i siti delle intranet vengono visualizzati in modalità non standard a causa di un’impostazione di default. Le promesse della Microsoft vanno in fumo?

E’ passato diverso tempo dal primo annuncio riguardante Internet Explorer 8, ed una delle promesse più eclatanti da parte della Microsoft riguardava la modalità Super-Standard. Questa modalità, capace di far visualizzare le pagine in maniera aderente agli standard web, sarebbe stata attiva di default.

Con l’uscita della beta2 di IE8 però, Hakon Lie di Opera ha pubblicato su The Register una sua scoperta: un’impostazione del nuovo browser forza tutti i siti delle intranet ad utilizzare il vecchio tipo di rendering, quello di IE7, chiamato Compatibility View.

La cosa ha ovviamente suscitato polemiche, accusando la Microsoft di non rispettare le promesse fatte: ma siamo sicuri che questa impostazione sia davvero così negativa?

Diciamolo chiaramente: in molte aziende le intranet sono realizzate male, e sarebbero impossibili da utilizzare con un browser che rispetti gli standard. Scenario paradossale, ma realistico, soprattutto in Italia. Cambiare browser renderebbe impossibile lavorare, e la Microsoft ne è consapevole.

Introdurre un’impostazione del genere consente di evitare problemi, garantendo su tutti gli altri siti una visualizzazione ottimale. Dal mio punto di vista concordo con Jonathan Snook, questa non è una tragedia: inutile conservare posizioni troppo zelanti sugli standard web.

Se vogliamo che Explorer 8 si diffonda tra gli utenti che non passeranno mai a browser come Firefox, Opera o Safari, dobbiamo eliminare una delle possibili scuse per non installarlo.

Resta comunque il problema IE6, che continuerà ad esistere in molti pc: tutti quelli dei dipendenti che lo usano perchè IE7 non funziona sulle loro intranet. In questo caso c’è ben poco da fare, se non rendersi conto che nel 2008 è assurdo (soprattutto per un’azienda) avere una pagina funzionante solo su Explorer 6, browser datato 2001.

Rinascimento Virtuale: la recensione

Un interessante saggio edito dalla Meltemi su convergenza, social networking e sviluppo futuro di internet.

Questa estate ho avuto il piacere di scoprire diversi libri della Meltemi, casa editrice dedicata esclusivamente alla saggistica che ha pubblicato alcuni volumi interessanti. Il primo che ho letto è proprio Rinascimento Virtuale, di Mario Gerosa.

La premessa d’obbligo è che si tratta di un libro tecnico, rivolto a chi conosce il mondo di internet ed ha quotidianamente a che fare con le sue tematiche. Sono presenti note esplicative e di approfondimento, ma non è un’opera destinata ad un pubblico di “profani”.

Quali sono gli argomenti trattati da Rinascimento Virtuale? Internet, nuove tecnologie, social networking e mondi virtuali, con un occhio di riguardo per Second Life. E’ una lettura notevole se vi interessano questi argomenti, considerando che sono presenti numerosi spunti di riflessione e considerazioni sulle possibili evoluzioni future.

Questi i capitoli in cui è suddiviso:

  1. L’uomo a tre dimensioni
  2. 33 modi per tradire Second Life
  3. Zapping turistico
  4. Cyberspazio, a noi!
  5. Il postkitsch
  6. Convergenze

Particolarmente interessanti tutte le interviste presenti nel libro, inserite alla fine di ogni capitolo a seconda degli argomenti trattati. Vengono interpellati numerosi personaggi che in un modo o nell’altro hanno a che fare con il web, tra cui Richard Bartle (uno degli ideatori di MUD, il primo multi-user dungeon del 1978), Peter Ludlow (fondatore del giornale virtuale “The Second Life Herald”) e Bob Sutor (vice presidente del settore Open Source e Standards di IBM).

Se siete interessati a saperne di più su questo libro, potete vedere la scheda di Rinascimento Virtuale sul sito Meltemi. Il prezzo di copertina è 18,50€, ma online lo trovate a 14,80€.

Segnalo inoltre che a Firenze si terrà una mostra omonima curata dallo stesso Mario Gerosa, dal 21 Ottobre 2008 al 7 Gennaio 2009, al Museo di Storia Naturale (sez. Antropologia). L’evento è organizzato come parte del Festival della Creatività, dal 23 al 26 Ottobre 2008 alla Fortezza da Basso.

CSS3: quando diventeranno uno standard?

Lo scarso supporto alle specifiche CSS3: ci vorrà ancora del tempo prima che diventino uno standard.

Se siete interessati allo sviluppo con i CSS, avrete sicuramente sentito parlare dei CSS3 e delle novità introdotte dal W3C. Migliore gestione delle colonne di un layout, nuove proprietà riguardanti ombre dei testi, nuovi selettori e la possibilità di utilizzare i Web Fonts sono solo alcuni dei miglioramenti previsti.

Sono in molti ad aspettare l’introduzione di questi aggiornamenti su tutti i browser, ma la cosa non sarà così semplice. La verità è che i CSS3 non diventeranno uno standard ancora per molto tempo.

Perchè i CSS3 non sono uno standard

Il motivo fondamentale è uno, e potreste già conoscerlo: Internet Explorer 6. Finchè sarà utilizzato questo browser, sarà necessario considerarlo a meno che non si voglia rinunciare ad una buona percentuale di utenti. Realizzando siti tecnici o altri progetti particolari è possibile non curarsi della minoranza che ancora lo utilizza, ma se lavorate in una web agency o avete clienti non troppo scaltri, è facile trovarsi ancora davanti IE6.

Le ragioni dell’ancora ingombrante presenza di Explorer 6 sono da cercare nel fallimento di Windows Vista. Il nuovo sistema operativo della Microsoft poteva facilitare la diffusione di IE7, ma non è stato così. Vista non ha spinto gli utenti ad effettuare l’upgrade come è successo in passato da Windows 98 a Windows XP, e le conseguenze adesso si accusano anche sul web.

Come utilizzare i CSS3

In questi casi l’unica soluzione resta il progressive enhancement, utilizzando le proprietà dei CSS3 solo con i browser più recenti (Firefox 3, Safari, Opera). L’importante è fornire comunque un CSS di base ad Internet Explorer, in modo che la visualizzazione non dia problemi. Le proprietà nuove non verranno considerate, senza interferire con il resto.

A seconda del target di utenti del vostro sito, potrete così fornire un’esperienza migliore ad una percentuale di lettori in costante aumento.

Organizzare i Feed RSS

Come ottimizzare la presentazione dei Feed RSS sul proprio sito, per dare sempre più scelta ai propri utenti.

Se avete un sito, è buona norma offrire ai propri lettori la possibilità di iscriversi al Feed RSS per seguire tutti gli aggiornamenti senza difficoltà. In molti casi è sufficiente fornire un unico feed, ma anche con un semplice blog potrebbe essere interessante dare più libertà di scelta.

Un esempio è la pagina RSS della Apple, che offre ben 68 feed diversi a cui abbonarsi.

E’ sicuramente un caso limite, ma niente vieta di applicare questa pratica al proprio sito, ricordando che più possibilità si offrono ai lettori, più facilmente si riuscirà ad attirare la loro attenzione.

WordPress ad esempio offre diverse opzioni a riguardo:

  • il feed generale, utilizzando il template tag bloginfo con l’opzione rss2_url
  • il feed dei commenti, con il template tag bloginfo e l’opzione comments_rss2_url
  • i feed di tutte le categorie, con il template tag wp_list_categories

Se volete offrire ai vostri lettori più modi per farvi seguire, dopo aver messo in evidenza il feed principale sulla home, considerate l’ipotesi di creare una pagina apposita in cui presentare ben organizzati tutti i feed RSS secondari. Potrete inserire anche altre fonti come Flickr o Delicious.

In conclusione, ricordate che tutti i browser più recenti sono in grado di riconoscere se un sito offre dei Feed RSS. L’importante è dichiararne la presenza nel codice delle pagine, come ho spiegato in un mio articolo di qualche tempo fa.

Temi WordPress: la directory ufficiale

Tutte le informazioni sul nuovo sito per il download di temi Wordpress, e le istruzioni destinate agli sviluppatori per l’upload dei propri lavori.

Da tempo mancava un sito ufficiale a cui fare riferimento per la ricerca di temi WordPress. Fortunatamente è stato aperto da poco un canale dedicato proprio al download gratuito di temi: WordPress Themes.

La nuova directory segue il successo ottenuto con i plugin, ispirata dallo stesso meccanismo. I temi sono organizzati per tag (che vengono assegnati dagli autori degli stessi), e sono suddivisi anche per popolarità ed ultima data di inserimento.

Per gli sviluppatori

I temi prima di venire inseriti nell’archivio devono superare una serie di controlli automatici ed una revisione manuale. Dopo avere provato personalmente il sistema, posso dire che quello della revisione è l’unico rallentamento in una procedura comunque semplice da seguire.

Se realizzate un tema per WordPress e volete vederlo inserito nella directory, questi sono i requisiti di base:

  • i file del tema devono essere uploadati in un unico file .zip
  • deve essere presente un file style.css con titolo, tags, versione e classi per l’allineamento delle immagini
  • l’immagine di anteprima del tema deve chiamarsi screenshot.png ed essere uno screen a tutti gli effetti
  • la licenza deve essere GPL compatibile
  • non devono esserci link sponsorizzati (il link all’autore può esserci)
  • deve supportare i Gravatar
  • categorie e tag devono essere visibili
  • titolo e sottotitolo del blog non devono essere nascosti
  • il tema deve essere un lavoro completamente originale
  • temi con contenuti per adulti non sono permessi

Tra tutte le caratteristiche, quella che segna una netta differenza con il passato è il divieto di inserimento di link a pagamento. In molti hanno fatto la loro fortuna sponsorizzando temi WordPress, che consentono di avere centinaia di backlinks con (relativamente) poco sforzo. Mi fa piacere che per la directory ufficiale sia stata presa una decisione del genere.

Per quanto riguarda la mia esperienza, posso dire che dopo aver caricato l’ultima versione del mio tema Stardust ho aspettato 8 giorni per vederlo inserito sul sito ufficiale. Inoltre se vi capita di avere problemi nell’upload del pacchetto .zip, provate a cambiare browser: io ho avuto qualche difficoltà con Firefox.

Una volta approvato, il vostro tema avrà una visibilità non indifferente, oltre alla possibilità di monitorare statistiche di download e voti della community. Tra l’altro il sistema utilizzato per l’upload e l’aggiornamento dei temi ricalca in pieno quello dei plugin. Questa è una novità non da poco, se si pensa alle implicazioni future. Sarà infatti possibile aggiornare la versione di un tema con un click direttamente dal pannello di amministrazione, così come accade già ora per i plugin.

Per il web italiano sarà ancora più interessante se i repository di temi e plugin sul sito ufficiale saranno localizzati. Matt Mullenweg ne aveva già parlato all’iWordCamp, non ci resta quindi che attendere anche queste novità.

Cuil sarà davvero il rivale di Google?

Uno sguardo al nuovo motore di ricerca, non esente da difetti nonostante il lancio a livello mondiale.

In questi giorni è stato annunciato in grande stile Cuil, il nuovo motore di ricerca creato da alcuni ex-dipendenti di Google. Presentato come il nuovo rivale, la notizia è stata ripresa a livello mondiale, tanto da vederlo citato anche sui maggiori quotidiani nazionali (vedi La Repubblica ed Il Corriere).

Ma Cuil è davvero così entusiasmante? La mia risposta è no. Si può notare un considerevole lavoro sull’interfaccia e sulle funzioni a disposizione dell’utente, ma quello che manca è l’accuratezza dei risultati. Una grave pecca per un motore di ricerca: se non è in grado di fornire agli utenti quello che cercano, non avrà lunga vita.

Vi basterà fare qualche prova per rendervi conto di come i risultati spesso seguano una logica incomprensibile, fornendo link a pagine del tutto inutili. E’ vero che ha solo pochi giorni di vita e servono delle prove sul campo per affinare i risultati forniti, ma non la ritengo una scusante valida.

Anche SEOmoz ha parlato del lancio di Cuil, in termini non esattamente entusiastici:

Cuil was foolish to launch now. Given the buzz they had and the potential to take market share (even a fraction of a percent is worth millions), they should have had lots of people like me running lots of tests like this, showing them how clearly far behind they were from the major engines. You only get one chance to make a first impression, and theirs was spoiled.

Il punto della discussione è proprio questo (traduco non alla lettera): annunciare Cuil adesso è stato un suicidio. Il ritorno avuto in questi giorni avrebbe permesso ai suoi creatori di guadagnare anche una piccola percentuale del mercato. Tutti gli utenti che hanno testato il motore di ricerca hanno invece avuto risultati insoddisfacenti. C’era una sola possibilità per impressionare i visitatori, ed è stata sprecata mostrando un motore di ricerca in fase embrionale, incapace di restituire risultati coerenti anche alle query più semplici.

La cosa poteva essere gestita diversamente: se ci sono margini di miglioramento sarebbe stato meglio lanciare una fase di beta privata, per poi aprire al pubblico (ed ai grandi media) con algoritmi di ricerca più efficienti.

Per quanto riguarda l’interfaccia, il lavoro fatto è comunque considerevole. Il look è molto curato, le pagine sono navigabili anche con javascript disabilitato, ed eseguendo una ricerca ci sono alcuni suggerimenti sui risultati correlati che meritano attenzione.

In conclusione, non so se Cuil sarà in grado di ritagliarsi una nicchia nel già combattuto mondo dei motori di ricerca, ma sicuramente dovrà passare diverso tempo prima di avere una seconda possibilità da parte degli utenti delusi in questi giorni.